La Commissione europea è cosciente che il piano ambientale per l’Ilva di Taranto potrebbe “prendere più tempo”, ma le opere di bonifica e decontaminazione “non devono subire alcun rinvio”. Lo ha detto Enrico Brivio, un portavoce dell’esecutivo comunitario. “La Commissione insiste che i lavori di bonifica e decontaminazione sono urgentemente necessari per salvaguardare la salute della popolazione locale e l’ambiente”, ha spiegato Brivio.
Sulla questione è intervenuta anche la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, rispondendo ai cronisti a margine di un suo intervento alla plenaria del Comitato europeo delle Regioni: “Trattiamo la questione con alta priorità, come facciamo con questi casi di acquisizione. Abbiamo scadenze molto strette, ma qui stiamo cercando di muoverci il più rapidamente possibile. Sfortunatamente – ha aggiunto – non posso dire quando ci sarà una decisione”.
La scadenza per il verdetto dell’Antitrust Ue è fissata per il 23 marzo 2018.
In mattinata, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda si è detto favorevole al riavvio del negoziato con i sindacati sulla vendita di Ilva, nonostante il ricorso al Tar della Puglia contro il piano ambientale da parte di Comune e Regione Puglia. Resterebbe fermo, invece, il tavolo istituzionale con i due enti locali. Calenda ha detto di aver scritto al sindaco Rinaldo Melucci spiegando che “siamo prontissimi a riprendere”, ma che occorre ritirare il ricorso.
Secondo Calenda, ci vorrà circa un mese prima che il Tar si pronunci sull’impugnativa del piano ambientale, che in sostanza estende al 2023 la bonifica dell’Ilva di Taranto. Per il ministro dell‘Ambiente Gian Luca Galletti “non esiste un piano B per Ilva”, ed è incomprensibile e irresponsabile” la posizione del governatore della Puglia, Michele Emiliano.
Intanto, questa mattina, il Consiglio regionale della Puglia ha affrontato l’ordine del giorno dedicato proprio alle vicende Ilva. Le sigle Fim Cisl e Uilm di Taranto hanno organizzato il presidio con i lavoratori diretti e dell’indotto all’esterno della sede del Consiglio regionale. Ai sindacalisti è stato permesso di sedere fra il pubblico, nell’aula consiliare.
“Il lavoro non si tocca” e “salute, ambiente, occupazione, senza divisione” – come riporta l’Ansa – sono stati gli slogan scanditi dagli oltre 200 lavoratori che hanno manifestato in via Capruzzi con striscioni e bandiere.
“Manifestiamo oggi perché dobbiamo dire a gran voce a Emiliano che fare ricorso non è fare il bene della città”, ha detto Valerio D’Alò, segretario generale Fim Cisl Taranto. “Eravamo ad un passo dall’inizio delle opere e della copertura dei parchi minerari – ha proseguito – ma così non facciamo altro che allungare i tempi. Abbiamo lavoratori a casa da tre anni, circa 850 unità che a gennaio sarebbero rientrati e invece così restano ancora fuori”.
“Non siamo qui per protestare, ma per cercare un dialogo – ha sottolineato Antonio Talò, segretario generale Uilm Taranto. – non siamo con Calenda o con chiunque altro – osserva – ma con la fabbrica e con i lavoratori. Dopo 50 anni abbiamo finalmente una occasione per cambiare le sorti della città. Il ricorso è un errore strategico perché blocca le trattative e allunga i tempi per i lavoratori e anche perché i nostri bambini possano tornare a scuola nelle giornate di vento”.
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