“Il sequestro preventivo dei contatori di prodotti petroliferi nei depositi e nelle raffinerie Eni, tra le quali quella di Taranto, è una diretta conseguenza degli esposti da noi presentati e ripetuti nel corso di questi anni proprio in riferimento ai contatori”. Lo afferma Filippo Massaro, portavoce del Csail precisando che le denunce del Csail si riferiscono alle contestate violazioni del testo unico delle disposizioni legislative sulle imposte sulla produzione e sui consumi (sottrazione di prodotto al pagamento dell’imposta, alterazione di misuratori e sigilli) e del codice penale (uso di strumenti di misura alterati, predisposizione di falsi verbali e attestazioni, abuso d’ufficio) secondo le accuse mosse in queste ore a dirigenti-funzionari Eni.
“Abbiamo sollecitato le autorità inquirenti ad indagare indicando come prevenire le presunte illegalità: l’installazione al Centro Oli di Viggiano e alla partenza dell’oleodotto Viggiano-Taranto, vale a dire prima che il greggio appena raffinato sia imbarcato nelle navi per raggiungere il porto di Istanbul dove i controlli sono impossibili, idonei strumenti di misurazione, tra l’altro determinanti per il calcolo esatto delle royalties a favore della Regione e delle accise a favore dello Stato – si spiega in una nota – non bastano in proposito i rilievi della Corte dei Conti se poi non cambia nulla nel meccanismo Eni in veste di controllore-controllato.
La memoria purtroppo non aiuta tutti a ricordare l’inchiesta del 2010 ad opera della Procura di Milano con il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’ attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato, di fatto, secondo la battaglia condotta dal Csail da 17 anni sul controllo dell’estrazione effettiva di petrolio e gas dai pozzi della Val d’Agri privi di contatori. All’epoca auspicammo che l’indagine della magistratura milanese producesse l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dal Ministero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri.
Al Governatore Pittella, come all’intera classe politica regionale, impegnati ad ottenere da subito più benefici diretti ed indiretti dal petrolio lucano, rinnoviamo la richiesta di chiarire, una volta per tutte, il “giallo” del greggio che dal Centro Oli Agip di Viggiano attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto viene imbarcato nel porto di Taranto per raggiungere porti della Turchia da dove ritorna in Italia e, contestualmente, affrontare la questione del controllo effettivo della produzione, quella che abbiamo definito l’assenza di “contatori” attendibili per il calcolo dei barili estratti che è appunto legato al calcolo delle royalties dovute dall’Eni alla Regione e ai Comuni del territorio petrolifero”.
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