TARANTO – Sindacati, nuovi proprietari e Governo: questi gli attori principali coinvolti nella trattativa sulla vertenza Ilva. Si discuterà di contratti, inquadramenti, diritti acquisiti, esuberi e piani ambientali e quant’altro potrà servire a far ripartire un’industria dai mille problemi strutturali e organizzativi. Manca però, nella discussione attorno alla vicenda Ilva, un protagonista che da qualche tempo è poco presente nei tavoli istituzionali: il rischio sanitario.
La cittadinanza ne parla, ha ben presente il problema, ne è testimonianza il fatto che per la prima volta intere famiglie del quartiere Tamburi, operai compresi, si sono trovate in piazza a protestare per il diritto alla salute, ma l’impressione è che i dati sanitari di Taranto siano stati ultimamente messi da parte. Il principale ministro che si sta occupando della vicenda Ilva è quello per lo Sviluppo economico Calenda e nelle sue tante dichiarazioni non pare vi siano stati significativi interventi sulla drammatica situazione sanitaria che la nostra città vive ormai da anni.
Ci saremmo aspettati che a trattare con i prossimi proprietari fossero soprattutto il ministro per l’Ambiente Galletti e quello per la Sanità Lorenzin, considerando che ambiente e salute sono emergenze addirittura più importanti del diritto al lavoro. Infatti, mentre i problemi occupazionali possono essere comunque risolti indipendentemente dal destino di un’industria per quanto grande essa sia, la salute si può garantire soltanto analizzando dati oggettivi attuali e previsioni per il futuro. Questo dovrebbe fare chi ne ha le competenze istituzionali.
Da diverso tempo non sentiamo più parlare del Centro Salute e Ambiente e dei tanti progetti di screening e prevenzione di cui tanto si era parlato nei mesi scorsi. A che punto è lo studio in corso sui livelli cognitivi dei bambini di Taranto? Qual è la situazione in merito all’incidenza di patologie cardiovascolari e respiratorie? Attendiamo aggiornamenti relative agli anni più recenti, quelli in cui Ilva ha dimezzato la produzione e per i quali Arpa e Asl ci hanno rassicurato circa la riduzione dei livelli di inquinanti nell’aria.
Attendiamo inoltre l’aggiornamento dei dati del Registro Tumori che è fermo al 2011, seppur nel settembre dello scorso anno vi era stato l’impegno verbale dei responsabili che presto avremmo ricevuto l’aggiornamento relativo al 2012. Relativamente all’incidenza dei tumori nella popolazione locale abbiamo soltanto i dati Istat fino al 2014 che, seppur meno accurati rispetto a quelli del Registro Tumori, ci hanno fornito un quadro preoccupante di aumento dei casi nella nostra provincia, in controtendenza rispetto al dato nazionale.
Su questi argomenti ci saremmo aspettati un dibattito intenso quanto quello sulla vertenza sindacale. Resta la fastidiosa impressione che l’interesse nei confronti della salute venga relegata- a livello istituzionale – a questione secondaria rispetto a quella economica, sfruttando il solito ricatto occupazionale che, laddove non si propongano alternative valide, diventa sempre motivo di lotta predominante.
Cosa potrà mai accadere se i prossimi dati sull’incidenza di patologie nella nostra città, relativi ad anni vicini, non mostreranno un trend al ribasso? Si continuerà a produrre come se niente fosse? Si inizierà a coprire i parchi minerali e si aspetteranno altri sei-sette anni per le valutazioni sanitarie? C’è qualcosa di illogico nelle scelte di chi ci governa, qualcosa che si può giustificare soltanto se si accetta l’idea che il rischio sanitario è questione secondaria rispetto a tutto il resto. Siamo disposti ad accettare ciò? Su questo Taranto si interroghi davvero.
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