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Amianto killer: risarcimento di 200.000 euro per la morte di un operaio dell’Arsenale Militare di Taranto

Contramianto ottiene ancora un riconoscimento di Vittima del Dovere per il decesso da asbestosi di un operaio Arsenale MM di Taranto morto nel 2012. Agli eredi andrà un risarcimento di 200.000 euro ed una pensione mensile di 1600 euro. La famiglia della vittima aveva chiesto aiuto a Contramianto affinchè fosse sancito per la morte da asbestosi del loro congiunto, dipendente civile motorista dell’Arsenale tarantino, il diritto previsto per Vittima del Dovere, diritto che ora viene ottenuto con il Decreto di riconoscimento. Certo nessun indennizzo potrà riportare in vita il loro caro ma il riconoscimento dà giustizia a quel decesso affermando il legame tra amianto, lavorazioni in Marina Militare ed insorgenza dell’asbestosi che ha portato a morte l’operaio.

Una vita dedicata al lavoro come dipendente del Ministero Difesa Marina Militare assunto come allievo operaio Arsenale MM Taranto nel primo dopoguerra e pensionato dopo quarant’anni di carriera come operaio Motorista Meccanico specializzato. L’iter amministrativo ha accertato la correlazione tra la morte e l’esposizione all’amianto a bordo del naviglio Marina Militare e nelle Officine dell’Arsenale MM di Taranto, lavorando a diretto contatto delle coibentazioni e parti in amianto di motori , tubazioni , scarichi , paratie , guarnizioni. Ma le esposizioni all’amianto sono state anche indirette durante i grandi lavori di manutenzione navale dove tutti, operai, Arsenale e Indotto , e marinai partecipavano indistintamente alle attività di smontaggio e rimontaggio di macchinari ed apparecchiature con parti di amianto o che prevedevano sino ai primi anni “90 l’uso di amianto. Per far fronte ad interventi di rifacimento dell’isolamento di tubazioni l’amianto in polvere veniva impastato direttamente a bordo prima di essere utilizzato dai coibentatori per le riparazioni. La corposa documentazione acquisita da Contramianto e gli atti in “Banca dati Contramianto” hanno consentito che venisse dimostrata l’effettiva correlazione tra Rischio Amianto ed attività lavorativa svolta non solo nei Reparti di manutenzione ma anche su navi e sommergibili nelle quali risulta documentata la presenza di amianto in impianti ed apparati. Eppure era noto già dagli anni “30 che l’amianto uccideva e che l’esposizione all’amianto era causa di asbestosi, come già dagli anni “60 vi era certezza che l’amianto provocasse cancro polmonare e mesotelioma. All’Arsenale MM di Taranto vi era consapevolezza già dal 1964 del Rischio Amianto e che l’amianto uccideva come è possibile leggere negli atti riguardanti un caso Contramianto , operaio morto di patologia asbesto-correlata per aver respirato le fibre killer.

In quel foglio datato 8 luglio 1964 la Marina Militare Direzione Arsenale MM riferisce in merito a quanto noto sul gran numero di decessi prematuri per asbestosi , testualmente: “ è ampiamente dimostrato dal grande numero di decessi prematuri per asbestosi ed affezioni connesse verificatesi da qualche tempo “. Ci chiediamo come mai pur nella consapevolezza dal 1964 di “un grande numero di decessi prematuri per asbestosi ed affezioni connesse “ non sono note in Marina Militare, almeno nel periodo di riferimento, azioni concrete e tempestive per la tutela dei lavoratori affinchè fossero evitate le morti e le malattie che l’uso di amianto ha continuato a mietere nei decenni successivi e che ancora oggi sono evidenti in questa immane tragedia che ha colpito operai e marinai che hanno continuato a lavorare su navi e sommergibili ed in Arsenali MM venendo esposti alle fibre killer d’amianto pagando con la vita e la sofferenza il loro lavoro.

Secondo le cifre nazionali raccolte da Contramianto e riferite al Settore Difesa ed al periodo 1997 – 2012 i dati sono da brividi con 653 decessi per mesotelioma tra personale civile operaio degli Arsenali MM e militari , i casi tumorali , per lo stesso periodo , crescono a 1123 se si considerano insieme ai mesotelioma anche le patologie dovute a cancro polmonare , tratto tracheale e laringe. L’amianto ha contaminato navi e sommergibili e le esposizioni all’asbesto nel naviglio ha costituito una pericolosa fonte di rischio dalla costruzione alla manutenzione con livelli di polveri cancerogene di amianto in alcuni casi ben superiori alle diecimila fibre litro.

I dati disponibili ad oggi in archivio Contramianto indicano per gli esposti all’amianto in Marina Militare a Taranto oltre 300 casi, Marinai ed Operai Arsenale MM di Taranto, dei quali 170 tumorali suddivisi tra 90 mesotelioma pleurico , 63 tumore polmonare, 17 tumori alla laringe, renale , trachea , cerebrale ) e 130 non-tumorali (asbestosi , fibrosi , placche , ispessimenti) . Una strage che ha colpito indistintamente in tutta Italia con migliaia di morti e ammalati vittime dell’amianto killer in Marina Militare dove navi e Officine sono state nei decenni fonte di contaminazione accrescendo anche il rischio di esposizioni indirette per mogli e figli di operai e marinai inconsapevolmente esposti all’amianto tra le mura domestiche per aver respirato le polveri mortali portate a casa da mariti e padri.

Luciano Carleo – Presidente di Contramianto onlus

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