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“Taranto può uscire dal vicolo cieco con il decreto di Angelo Bonelli”

Registriamo un immotivato moto di sollievo da parte di molti per le parole del ministro Calenda:  «L’azienda ha confermato oltre alle 10mila assunzioni, i livelli salariali attuali quindi il tavolo può ripartire».

L’AIA proposta da AM InvestCo rinvia al 2023 l’adempimento di quasi tutte le prescrizioni, compreso il certificato prevenzione incendi che risulta mancante in ben 24 impianti dell’Ilva, mentre è richiesto a qualunque “aziendina” locale. La trattativa di cui parla il ministro non ridurrà questi termini lunghissimi e del tutto inaccettabili. La produzione determinando l’emissione di contaminanti in aria, nelle falde e nei terreni, reitera e consolida la situazione attuale che danneggia la salute degli operai e degli abitanti e l’ambiente.

In presenza di un’ulteriore filone di indagine sull’inquinamento del siderurgico, il governo ha garantito ai compratori l’immunità penale fino al 2023, cioè per sei anni che si aggiungono a quelli nei quali la stessa è stata assegnata ai commissari. In definitiva a Taranto nessuna figura apicale risponderà di reati ambientali e/o di quelli legati agli infortuni sul lavoro che già si sono verificati o si dovessero verificare in riferimento all’Ilva. Tutto questo è scandaloso e viene difeso nel nome della tutela del lavoro, eppure se si continuerà a produrre 6 milioni di tonnellate annue,  ci saranno almeno 4.000 esuberi. Vi è un tacito patto tra governo e AMInvestCo di rinviare alla primavera prossima ogni decisione sui licenziamenti?

Per uscire da questo vicolo cieco non c’è che una via: riprendere il decreto per Taranto che Angelo Bonelli presentò alla Camera dei deputati il 23 dicembre 2014 in continuità con quanto proposto fin dall’ottobre 2010: chiusura e riconversione ecologica dell’economia. In particolare il decreto prevede la procedura per l’applicazione del danno ambientale (art. 300 del codice dell’ambiente) e l’avvio della messa in sicurezza e delle bonifiche nel SIN di Taranto, nonché il rilancio delle attività economiche e occupazionali di Taranto e della sua provincia con la No Tax Area, con un Fondo temporaneo di sostegno per l’agricoltura e la mitilicoltura, con progetti di riqualificazione, trasformazione e rigenerazione urbana e ambientale a partire dai suoli contaminati che devono essere bonificati. Va effettuata subito la messa in sicurezza d’emergenza delle falde sotto i parchi minerali, come deciso dalla conferenza di servizi del marzo 2016. Vanno utilizzati i fondi europei per riqualificare gli operai e bonificare il territorio, uscendo così una volta per tutte dal falso dilemma lavoro – salute.

Verdi Taranto – Nota stampa

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