L’ultimo rapporto Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente, l’annuale rapporto sulle performance ambientali delle città capoluogo realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, colloca Taranto al 71° posto sui 104 capoluoghi monitorati.
Aria, acqua, energia, mobilità, rifiuti i parametri esaminati che consentono di valutare sia la qualità delle componenti ambientali che la capacità di risposta e di gestione ambientale, assegnando un punteggio che misura il tasso di sostenibilità della città reale rispetto ad una città ideale. Taranto, con il suo 45,10% si colloca sotto la media nazionale a parecchie lunghezze di distanza dalle prime sette che presentano indici superiori al 70% (Mantova 76.80%, Trento 75,31, Bolzano 75,01%, Parma 74,94%, Pordenone 71,86%, Belluno 71,68%, Macerata 70,12%).
Il raffronto con l’anno scorso – in cui l’indice si era arrestato al 32,92% e il capoluogo jonico si era collocato al 99° posto – risulta scarsamente significativo a causa dei moltissimi dati che all’epoca la precedente amministrazione comunale non aveva fornito; negli ultimi dieci anni, comunque, la nostra città è sempre rimasta sotto la soglia del 50%.
“La nuova Amministrazione Comunale, diversamente dalla precedente, ha fornito indicazioni su quasi tutti i parametri richiesti: un elemento di discontinuità rispetto all’esperienza negativa degli anni passati in cui non si contano le volte in cui abbiamo sollecitato risposte con mail, lettere e telefonate senza riuscire ad ottenerle” dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto “Certo ci sono ancora dei buchi neri, a volte si tratta di carenze incomprensibili come nel caso dei dati relativi al traporto pubblico, considerato che sono facilmente desumibili; mentre per isole pedonali, piste ciclabili e energie rinnovabili comunque ci troviamo di fronte a situazioni fortemente deficitarie: anche a comunicarli i dati sarebbero stati comunque così modesti da lasciarci nei bassifondi delle rispettive classifiche. È comunque un segnale positivo da parte dell’Amministrazione: tenere sotto controllo la performance ambientale della città è la premessa per provare a migliorarla”
Vediamo gli indici di Taranto in dettaglio:
Gli indici non disponibili
Per quanto attiene il trasporto pubblico, l’AMAT, in base ai dati desumibili dai bilanci, ha realizzato oltre 11 milioni e cinquecentomila trasportati , con una percorrenza annua di oltre 8milioni e duecentocinquantamila chilometri, servendo una popolazione pari a 218mila unità. Elaborando questi dati gli indici sarebbero i seguenti
“Innanzitutto va fatta una considerazione sul dato del Pm10 che va letto alla luce della maggiore patogenicità delle polveri tarantine causata dalla presenza di inquinanti di origine industriale – come indicato nel rapporto – e dalla produzione ridotta dell’Ilva, ben lontana dai picchi produttivi raggiunti in passato ” commenta la Presidente di Legambiente Taranto “ Si tratta quindi di un dato che, pur essendo ben lontano da quello registrato in altre città (Caserta 40 – Pavia 39,5 -Treviso 36,5 – Milano 36,25 – Padova 35,78 – Torino 35,5 – Cremona 35,5) non potremo considerare con maggiore tranquillità fino a quando non saranno state realizzate tutte le prescrizioni previste dall’A.I.A. per gli impianti dell’Ilva a partire dalla copertura dei parchi minerali e dal rifacimento delle cokerie e, comunque, in presenza di una produzione da ciclo integrale superiore ai sei milioni di tonnellate/anno di acciaio. Una migliore qualità dell’aria a Taranto si potrà ottenere solo con una forte riduzione dell’inquinamento di origine industriale.”
All’Amministrazione Comunale chiediamo l’apertura di una fase nuova che metta al centro dell’azione amministrativa il raggiungimento di risultati tangibili su raccolta differenziata, verde urbano, piste ciclabili, isole pedonali, energie rinnovabili cioè sulle questioni su cui si registrano i maggiori deficit. A Taranto il verde urbano fruibile per i cittadini è di soli 3,1 metri quadri per abitante (Fonte ISTAT, dati 2014), le aree pedonali e le piste ciclabili sono estremamente limitate, la raccolta differenziata è ancora al 16%, non ci sono iniziative volte a favorire l’uso delle energie rinnovabili. Sono tutti temi su cui in alcuni anni si possono conseguire, progressivamente, risultati importanti, anche guardando e, perché no?, copiando, le esperienze realizzate altrove.
Le prime sei città che guidano quest’anno la classifica di Ecosistema, ad esempio, hanno raggiunto e superato gli obiettivi di raccolta differenziata dal decreto Ronchi del 1997. A Mantova (1° posto) la differenziata sfiora l’80 per cento, il servizio di raccolta porta a porta raggiunge tutti i residenti e – grazie a un microchip e a un’etichetta elettronica che personalizzano e tracciano sacchetti e bidoni della spazzatura – l’utente in bolletta non paga una tassa ma l’effettivo costo di smaltimento dei rifiuti non riciclabili che ha buttato via. A Bolzano (3° posto) solo il 30 per cento degli abitanti va in macchina, in moto, in scooter: la stragrande maggioranza cammina, pedala, prende il bus. Pordenone (5° posto) e Mantova sono nella top ten delle città più alberate. E il capoluogo lombardo, stavolta con Bolzano, è tra i centri urbani con la più estesa dotazione infrastrutturale per la ciclabilità. Pesaro (24° posto) con la Bicipolitana ha fatto salire in bici più di un cittadino su quattro rivoluzionando il modo di muoversi e vivere la città. Cosenza (13° posto) tra 2011 e 2016 è balzata dal 21% al 53% di raccolta differenziata
“Dobbiamo prendere esempio dalla capacità che altre città hanno già dimostrato di proiettarsi verso un nuovo modello urbano – più sano, più vivibile, più accessibile, più efficiente, più moderno. Gestendo il ciclo dei rifiuti come in tante altre realtà europee, migliorando la qualità dell’aria, cambiando stili di mobilità, investendo sulle rinnovabili, rigenerando e rifunzionalizzando gli spazi pubblici.” conclude Lunetta Franco “ Noi crediamo siano possibili scelte coraggiose che modifichino in profondità una realtà, come quella jonica, rimasta troppo a lungo immobile, connettendo il centro con le periferie attraverso la mobilità dolce, privilegiando ciclabilità, pedonalità e trasporto pubblico, promuovendo la produzione di energia da fonti rinnovabili, togliendo i rifiuti dalle strade e sviluppando una raccolta differenziata oggi ancora a livelli indecorosi, facendo crescere la cura degli spazi comuni e delverde urbano. Su questi temi agli amministratori di Taranto chiediamo un confronto”.
Legambiente Taranto
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