Ilva e Wind Day: nel rione Tamburi la protesta delle mamme di Taranto

TARANTO – “L’Ilva potrà produrre fino al 2023 in queste condizioni e Taranto continuerà ad avere Wind Day, morti e malati, e nessuno ne risponderà penalmente perché Arcelor Mittal avrà un salvacondotto.  E’ una cosa terribile. Queste le nostre proposte:  impugnare il decreto che consente all’Ilva di inquinare fino al 2023, in tutte la sedi, davanti a Tar, Corte Costituzionale e Commissione Europea. Inoltre chiediamo che chiunque inquini venga processato e che il Comune utilizzi uno strumento importantissimo: l’Osservatorio della Mortalità. Oggi è possibile conteggiare, quartiere per quartiere, il numero dei decessi. Noi abbiamo fatto un’indagine nei rioni Tamburi, Paolo VI e Borgo e abbiamo scoperto che in questo momento c’è un eccesso di mortalità. Non diciamo i numeri per non generare allarmismo”. 

Lo ha detto Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink intervenendo questo pomeriggio ad una manifestazione piuttosto partecipata, convocata in piazza Masaccio, nel rione Tamburi, da un gruppo di mamme. L’assemblea è stata organizzata per capire cosa possono fare gli abitanti del quartiere per tutelare i propri figli, soprattutto dopo la decisione assunta dal sindaco Melucci di chiudere le scuole in occasione dei Wind Day segnalati da Arpa Puglia. Prima dell’ambientalista, è intervenuto il consigliere comunale M5S Massimo Battista che ha denunciato l’assurdità di un’ordinanza che chiude le scuole ma che lascia bambini e adolescenti (come gli adulti) in balia delle polveri dell’Ilva in ogni luogo e durante ogni tragitto: anche per andare dal macellaio o dal salumiere.

MELUCCI ED EMILIANO: RICORSO AL TAR CONTRO DPCM

Sempre nel pomeriggio di oggi si è tenuto a Roma, presso il Ministero dello sviluppo economico, un incontro fra il ministro Calenda, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Questo il commento del primo cittadino:  “Siamo rammaricati della distanza che esiste in questo momento tra Governo e gli Enti Locali. Confidiamo si possa continuare a ragionare sul metodo, ma non possiamo accettare che ci siano tavoli dove si discute del piano industriale senza il coinvolgimento delle istituzioni locali. In una vicenda così drammatica e complessa non si può non discutere tra tutti i soggetti istituzionali, in maniera coordinata alla vertenza sindacale, degli aspetti connessi all’ambiente, e dunque alle bonifiche, come pure delle sorti dell’indotto. Continueremo ad assicurare la nostra leale collaborazione al Ministro Calenda, ma a tutela della nostra  comunità, ad oggi, non sembrano sussistere le condizioni per un ritiro del nostro ricorso al TAR. In nessun caso consentiremo una transizione come quella avvenuta all’epoca dell’insediamento dei Riva”. Dello stesso tenore le parole del governatore Emiliano: “Sicuramente impugneremo il DPCM nella parte che riguarda il piano ambientale che assolutamente non ci convince. Ma la discussione con il ministro non ha toccato questo argomento”.