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Ilva, a Taranto il vento continua a spirare e qualcuno smette di respirare

TARANTO – L’estate infinita di Taranto si è ufficialmente chiusa il 23 ottobre quando una coltre grigia si è addensata sul rione Tamburi rendendo visibile solo il carico di veleni che minaccia le vite umane. Un “Wind Day” più cupo e inquietante di altri, immortalato in foto che hanno fatto il giro d’Italia e forse del mondo. Immagini che in un sol colpo hanno fatto dimenticare le foto paradisiache postate per settimane sui Social Network offrendo la vista di una Taranto bella e compiaciuta della sua stessa bellezza.

Un colpo di vento più forte del solito ha cancellato all’improvviso il clima di serenità che quasi ci aveva assopiti e ci ha repentinamente catapultati nella dura realtà: un cielo fosco che ingoia cose e persone con una voracità devastante. In realtà, Taranto è questo: tutto e il contrario di tutto. Spiagge mozzafiato e fumi che oscurano un intero quartiere, come accaduto ieri. Osservate la foto seguente e diteci cosa riuscite a scorgere, a parte il grigiore. Oggi è in corso il secondo “Wind Day” segnalato da Arpa Puglia, domani è previsto il terzo consecutivo.

Siamo inferno e paradiso. Spesso anche purgatorio. E’ da questa consapevolezza che dobbiamo ripartire per uscire dal tunnel in cui ci siamo cacciati da decenni. E insieme alla consapevolezza occorre equilibrio. Amare e tutelare l’immagine di Taranto non significa omettere o ridimensionare i problemi ambientali che l’assillano. Non è attraverso la rimozione che si prepara la via del riscatto.

Così come non si può dipingere la città solo come la vittima sacrificale di un sistema corrotto che muove i fili senza alcuna considerazione degli interessi locali. Il guaio è questo: chi doveva – a livello istituzionale – farsi portavoce degli interessi locali ha agito in collusione o complicità con i poteri centrali, da sempre in sintonia con la grande industria inquinante. E allora ben venga la mossa ufficializzata oggi dal sindaco Melucci “Il Comune di Taranto ha dato mandato ai propri uffici legali di impugnare nella sede competente il Dpcm dello scorso 29 settembre sull’Aia (Autorizzazione Integrata Ambiale)”. Quell’Aia che ha ulteriormente dilatato i tempi necessari per la copertura dei parchi minerali, il luogo da dove si sollevano più polveri.

Il Comune ha reagito così all’esclusione dal tavolo romano sulla vertenza Ilva convocato dal Ministro dello Sviluppo Economico Calenda: “Senza il Comune di Taranto e la Regione Puglia semplicemente non si potrà dare compiuta attuazione ad ogni qualsivoglia programma per la riqualificazione degli esuberi, per l’avvio delle bonifiche, per la salvaguardia dell’indotto, per il monitoraggio del piano ambientale. Questo atteggiamento del Governo continua a ferire una comunità che ha dato troppo e ormai non accetta scelte calate dall’alto o ricatti volti a separare tutte le articolazioni della vicenda, occupazionali ed ambientali. Immaginiamo che il Ministro ed i suoi colleghi abbiano potuto visionare le fotografie dell’ultimo wind day a Taranto, quello è il cuore della transizione e il nodo delle future relazioni tra territorio e azienda”.  

Annunciata, inoltre, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, domani (altra giornata di “Wind day”) nel rione Tamburi. Si tratta – come temiamo – dell’ennesimo gioco delle parti? Con il Comune e la Regione che si fanno sponda tra loro per rinvigorire la conflittualità tra renziani, filogovernativi e sostenitori del governatore Emiliano? O è davvero una mossa nell’interesse di una comunità che stenta a vedere garantito il diritto alla salute e ad un ambiente più sano di quello attuale?

Un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti: dal cittadino comune all’operaio, che è la prima vittima delle fonte inquinanti come dimostra questa immagine scattata nel reparto Grf dell’Acciaieria 1, fornitaci da operai Ilva (leggi qui) lo scorso 19 ottobre.  Chi accusa il nostro sito di aizzare la gente contro la fabbrica sbaglia di grosso. Noi svolgiamo solo un compito di denuncia e di sensibilizzazione rivolta a tutti perché siamo convinti che in questa città nessuno potrà salvarsi da solo.

Non è un caso che tra i nostri più assidui lettori ci siano tanti lavoratori Ilva, angosciati da una vertenza che mette a rischio i loro diritti acquisiti e da condizioni di sicurezza sempre più precarie. Unire le esigenze dei cittadini comuni e degli operai rientra in una visione responsabile e lungimirante, non solo nei desideri di inguaribili idealisti come noi. Sarebbe bastato pretendere – tutti insieme – una drastica riduzione dei tempi di realizzazione dei parchi minerali e degli altri interventi più urgenti di risanamento, per lanciare un segnale forte a chi ci governa e per mettere alle strette Am InvestCo. Eppure, qui, ognuno continua ad andare per la sua strada: dagli enti locali ai sindacalisti, dai comitati ai partiti politici, mentre il vento continua a spirare e qualcuno smette di respirare.

L’Asterisco Verde * – Di Alessandra Congedo

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