Bonifiche a Statte: ci pensa il Comune. E Taranto?
TARANTO – Il sindaco di Statte Franco Andrioli e l’assessore all’ambiente Angelo Miccoli, con orgoglio e soddisfazione, hanno presentato oggi, nella sede del Municipio, i dati completi delle caratterizzazioni effettuate nell’intero territorio comunale.
1.400.000 euro il costo di carotaggi e analisi, soldi interamente finanziati dalla Regione Puglia per un progetto che cominciò a prendere forma nel 2008, quando, l’allora sindaco Miccoli firmò, su indicazioni della Asl, un’ordinanza di divieto di pascolo valida per i 200 ettari di territorio più prossimi all’area industriale.
Ci si pose allora il problema di indagare a fondo sull’effettivo rischio presente nell’intero territorio comunale e da qui nacque l’idea di ottenere finanziamenti per tale scopo. Tra il 2014 e il 2015, circa 400 carotaggi hanno fornito la mappatura completa dello stato di inquinamento dei suoli comunali. Tale indagine ha fornito un’analisi di rischio approvata in sede regionale nel marzo 2017 e in sede di Conferenza dei Servizi nel maggio 2017.
Dei 6.500 ettari di territorio comunale, 150 meritano ulteriori indagini di dettaglio, avendo i carotaggi evidenziato superamenti delle CSR (concentrazioni soglia di rischio) per alcuni inquinanti (mercurio, arsenico, IPA, diossine, PCB).
Per precauzione, in tempi brevi, sentita anche la Asl, il sindaco di Statte firmerà un’ordinanza valida per questi 150 ettari in cui il rischio sanitario non è accettabile, che impone divieti ferrei, come ad esempio il divieto di aratura, dissodamento ed ogni altra operazione che comporti il contatto dermico con il terreno stesso o l’inalazione di polveri da esso provenienti o il divieto di asportazione o scavo di terreno dalla zona.
Gli organi tecnici della ASL hanno prescritto il divieto di produzione primaria di alimenti e mangimi di qualsiasi natura (vegetale, animale o minerale) compreso il pascolo. Le caratterizzazioni hanno interessato tutto il territorio comunale, ad eccezione delle aree rientranti nel SIN, che sono sotto il controllo del Commissario per le bonifiche Vera Corbelli.
Oltre alle aree con CSR superiori ai limiti, lo studio ha evidenziato la presenza di alcune aree critiche in cui la concentrazione di micro-inquinanti totali risulta superiore al valore soglia proposto per le aree agricole da ISS e ISPRA per la Terra dei Fuochi. Le aree in cui si sono misurate concentrazioni oltre le soglie di rischio sono distribuite a macchia di leopardo nel territorio comunale, più numerose nella zona confinante con l’area industriale, ma presenti anche nelle zone più distanti da essa (inquinata anche parte della gravina di Leucaspide).
Probabilmente, la maggiore o minore antropizzazione dei luoghi ha influito sul permanere o meno degli inquinanti nei suoli. Lì dove i terreni erano stati maggiormente movimentati (aratura) gli inquinanti erano meno concentrati negli strati più superficiali e quindi meno rilevabili alle analisi.
Viceversa, lì dove i terreni erano per lo più incolti, gli inquinanti avevano avuto maggior possibilità di sedimentarsi, raggiungendo, negli strati superficiali, valori di rischio oltre la soglia consentita. Prossima mossa del Comune di Statte sarà la partecipazione ad un bando di finanziamento regionale per circa 5.800.000 euro da utilizzare per ulteriori indagini nelle aree a rischio individuate e per le prime bonifiche nel raggio di 50 o 100 metri dal punto di carotaggio.
Una iniziativa unica in Italia e sicuramente meritoria quella degli amministratori di Statte che in tempi rapidi sono riusciti ad avere un quadro sufficientemente dettagliato sull’inquinamento del territorio comunale. Ci chiediamo come mai una iniziativa simile non sia stata presa anche dall’amministrazione di Taranto che presenta, in alcune parti del suo territorio, un rischio di inquinamento non certo inferiore a quello di Statte.
I cittadini di Taranto avrebbero diritto di conoscere nel dettaglio i risultati delle caratterizzazioni effettuate nel territorio in cui risiedono. Inoltre, l’analisi effettuata dal Comune di Statte mette in evidenza una questione che già altre volte avevamo sollevato: le aree con CSR sono presenti anche al di fuori del SIN i cui confini sono solo convenzionali e non comprendono certamente tutti i terreni e i centri abitati più a rischio.