Non sono abbastanza brava, bella, capace: gli infiniti richiami del bambino interiore

“Non sono abbastanza brava/bella/intelligente/preparata/all’altezza.

Quante volte te lo sei detto?  Molto probabilmente, anche se non ne sei del tutto consapevole, queste dichiarazioni ti accompagnano sin dall’infanzia. Da bambini del resto, quando qualcosa non incontrava le nostre aspettative, tendevamo a ripeterci che la colpa era la nostra, che avevamo certamente sbagliato qualcosa e che se solo avessimo rimediato, i nostri genitori ci avrebbero amato di più.

Indipendentemente dalla tua età anagrafica hai dentro di te un bambino che continua a chiederti amore, consenso e accettazione. Contestualmente, hai fatto spazio in te anche a un genitore interiore che non perde occasione per rimproverare quel bambino, per giudicarlo e ingabbiarlo in assurde pretese che non di rado riflettono il giudizio materno e paterno nei nostri confronti.

Ma cosa rappresenta il bambino interiore?

Anche se si è cominciato a parlarne solo recentemente, l’idea del bambino interiore è sempre stata memoria impressa nell’inconscio collettivo. Jung lo chiamava <<bambino divino>>, Charles Whitfield <<io Reale>>, Emmet Fox «Bambino Magico».

Il bambino interiore è la struttura di chi pensi di essere intimamente e che si esprime con infinite immagini egoiche:

  • quante volte ti percepisci come un bambino che fa i capricci (talvolta manifestati anche con atteggiamenti comportamentali discutibili)?
  • E quante volte invece, proprio come farebbe un bimbo, ti senti impaurito e insicuro che quasi avresti voglia di recuperare la tua bella copertina per rifugiarti lì dentro con la compagnia del peluche che ti dava sicurezza da piccolo?

Personalmente considero il lavoro sul bambino interiore una fase delicata e imprescindibile del mio lavoro. Essendo una Insegnante ufficiale del metodo Louise Hay affronto il tema oltre che nel mio Puoi Guarire la Tua Vita, anche nelle mie sessioni private accompagnando per mano la persona che realmente ha deciso di cambiare la propria vita in un viaggio di cui non conosco i tempi, ad accogliere, conoscere e amare profondamente il proprio bambino interiore. Perché lo faccio? Perché sono fermamente convinta che non possiamo assolutamente pensare di realizzare noi stessi se prima non abbiamo accolto, integrato e imparato ad amare quel bambino curando le sue ferite e restituendogli il ricordo di un’armonia che gli appartiene da sempre.

Nella mia esperienza professionale  ho spesso occasione di vedere in campo le mosse del bambino ferito: lo vedo quando le persone che accompagno in un percorso mi parlano di come spesso sfuggono alle loro responsabilità, o quando non osano in un progetto ambizioso solo per timore di fallire o di non ricevere consensi o perché sentono di non esserne capaci. E lo riconosco altresì quando chi ho di fronte mi consegna il suo gelo emozionale (facile corazza per non esprimere i suoi sentimenti) o si fa martire di sè stesso e delle situazioni assegnandosi ruoli in cui è sempre impegnato a mostrare agli altri quanto può fare e quanto può dare, o quando nell’aspettativa di raccogliere consensi si da in pasto agli altri per poi cedere alla mania di controllare sempre tutto. Le ferite del bambino si vedono ancor più chiare nelle dinamiche relazionali cui dedicherò il prossimo articolo ma in questa sede mi preme sottolineare che pur non essendone quasi mai consapevoli, siamo proprio noi a ricreare gli schemi di rifiuto, di abbandono e di paura del bambino interiore in età adulta. Tutte le volte che ti senti frustrato, infelice, insicuro, fortemente bisognoso di approvazione, il tuo bambino ti sta mandando un segnale molto chiaro:

vuole essere visto, accolto e soprattutto amato, da te. 

“L’amore è il più grande potere curativo che conosco. L’amore può guarire anche il più profondo e più doloroso ricordo del passato perché l’amore porta la luce della comprensione negli angoli più oscuri della nostra mente. Non importa quanto dolorosa sia stata la nostra infanzia, amare il nostro bambino interiore adesso ci aiuterà a guarire. Nella privacy della nostra mente possiamo fare nuove scelte e pensare nuovi pensieri. Pensieri di perdono e amore per il nostro bambino interiore apriranno nuove strade per voi e l’Universo vi sosterrà nei vostri sforzi”.

Louise Hay

Non di rado, dopo i miei miei corsi o alla fine di un ciclo di coaching,  i miei corsisti mi mandano foto (come questa a lato) con il giocattolo che ho chiesto loro di recuperare per portar la propria bambina/bambino interiore a giocare invece che a rimproverarsi immancabilmente. E’ meraviglioso per me assistere alla loro autentica esplosione di gioia nell’incontro con una parte di se stessi che ignorano esista. Contattare quel bambino dentro di noi può essere molto doloroso a volte: spesso ci sembra di conoscere cosa gli è mancato  e grossolanamente pretendiamo di “sistemare” le cose semplicemente “raccontandoci” che adesso non lo giudicheremo più.  Questa è una pura illusione che può solo alimentare frustrazione: occuparsi di quel bambino vuol dire identificare gli schemi disfunzionali che ha appreso nei primi anni di vita e che continuano a ricreare la sua situazione di malessere e non amore, disimparare quanto non gli è più funzionale e non ultimo accettare che ha bisogno di tempo, attenzione, pazienza, cure, premure che ci pongono nella condizione di diventare genitori di noi  stessi in modo nuovo e amorevole.

Non esiste alcun miracolo capace di riconciliarti in breve tempo con il tuo bambino interiore. Chiediti piuttosto se vuoi davvero farlo e poi semplicemente decidi. Il resto è magia che un bambino risanato nelle sue ferite emotive, conosce fin troppo bene perché l’armonia e una vita felice sono naturalmente iscritte nei suoi geni: se ci  è mancata questa esperienza, ognuno di noi ha il compito di ricrearla  proprio ora. Probabilmente continua a sfuggirci, ma siamo nel pianeta per questo motivo.

Un bambino che non è mai stato abbracciato dai genitori, in qualche modo rimane morto. Il suo corpo non diventa mai vivo. Il bambino ha bisogno di essere abbracciato continuamente, di essere accarezzato e baciato, altrimenti non conoscerà mai la vita che palpita nel suo corpo. Rimarrà letteralmente freddo perché non conoscerà mai alcun calore riversarsi in lui. E se in lui non viene riversato alcun calore, non potrà mai rispondere con il proprio: il suo calore deve essere stimolato, provocato.

Osho.

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Floriana Maraglino è una Life & Business Coach, Trainer aziendale e Insegnante certificatoHeal Your Life®.
Appassionata di mente umana e fisica quantistica è anche libera ricercatrice di medicina quantica.
Lavora per aziende e privati, tiene conferenze, seminari e corsi individuali, sessioni di coaching personalizzate e di gruppo. E’ ideatrice del metodo TalentiAMO e organizza percorsi di guida e sostegno sui disturbi alimentari, lavorando in equipe con psicologi e nutrizionisti.