TARANTO – Se dovessi dare una definizione alla vertenza tra nuovi proprietari di Ilva e lavoratori direi che si tratta di un diversivo per distogliere l’attenzione da altre questioni che in questo modo vengono a porsi in secondo piano. La minaccia di tagliare diritti acquisiti e salario dei lavoratori colpisce come un pugno nello stomaco i tanti operai che da anni vivono una condizione di lavoro difficile, in un’azienda sul filo della bancarotta e tenuta in piedi solo per volontà della politica. Troppo assurde però le pretese dei nuovi acquirenti per poterle ritenere verosimili.
Non esistono in Italia casi significativi di acquisizioni di grosse aziende in cui si siano stati cancellati con un colpo di spugna i vecchi contratti tramite licenziamenti e riassunzioni col jobs act. La Legge N. 2112 del c.c. che tutela i diritti pregressi dei lavoratori in caso di cessione di azienda o di un ramo di essa garantisce, tranne che in rari casi, il mantenimento dei vecchi contratti e del reddito salariale. In ogni caso, eventuali variazioni in deroga, necessitano dell’avallo dei sindacati che, vogliamo sperare, non giungerà mai.
Scioperi, manifestazioni, comizi e aut aut ministeriali riscaldano gli animi, ridanno dignità alla lotta operaia e riaccendono la voglia di protestare e attirano l’attenzione mediatica, ma cerchiamo di non cadere vittime di strumentalizzazioni. Questa vertenza andrà avanti per qualche settimana, costerà qualche giornata di sciopero ai lavoratori, ma avrà un esito scontato: i lavoratori manterranno i propri diritti acquisiti e gli esuberi avranno la garanzia di rimanere nella vecchia Ilva dei Commissari.
Gli unici che potrebbero pagare un caro prezzo saranno, speriamo di no, alcuni lavoratori dell’indotto: questi, per loro sfortuna, non bucano lo schermo e le loro attività sono spesso sostituibili con altre a più basso costo e a minori tutele. L’accordo verrà sbandierato come una vittoria di sindacati e della politica: la commedia all’italiana si arricchirà di una nuova puntata. I lavoratori, a poche settimane dalle elezioni, potranno festeggiare, il pericolo di un ulteriore impoverimento economico sarà scongiurato e le televisioni intervisteranno ministri e operai che diranno le stesse cose e il principale partito di governo, responsabile della riforma del lavoro, assurgerà a paladino dei diritti operai. Sarà andata in onda una vera e propria distrazione di massa.
In Italia, ma più in generale nei Paesi che si stanno impoverendo sempre più, il rischio di perdere lavoro e salario fa più paura di qualunque altra cosa. In un momento in cui si sarebbe dovuto discutere di piano ambientale, di riconversione verso cicli produttivi meno inquinanti, di attuazioni di prescrizioni AIA e rischio sanitario, ecco che gli strateghi della distrazione di massa tirano fuori l’asso nella manica: il taglio dei diritti dei lavoratori. E tutta l’Italia ci casca, tutti si indignano e protestano per il lavoro… si, per il lavoro e così nessuno si chiede se il rinvio della copertura dei parchi minerali è uno scandalo o no o se le bonifiche verranno fatte davvero. Noi Italiani siamo dei grandi amanti della commedia e siamo tutti bravi attori… come pure gli indiani.
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