Ilva, Legambiente boccia nuova Aia: un compromesso al ribasso a vantaggio di Mittal
Colpisce, nel decreto che ha approvato la nuova A.I.A. ILVA l’indicazione posta all’inizio dell’articolo 2 relativo alle Misure transitorie: “ La produzione dello stabilimento ILVA di Taranto non potrà superare i 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio fino al completamento di tutti gli interventi previsti …. il gestore potrà superare il limite alla produzione solo dopo l’accertamento da parte dell’Autorità di controllo del completamento degli interventi“.
L’imposizione del limite di 6 milioni di tonnellate/anno costituisce un, sia pur parziale, accoglimento delle richieste di Legambiente e suona come conferma di quello che andiamo sostenendo fin dall’approvazione della precedente A.I.A., nell’ormai lontano 2012: una produzione di otto milioni di tonnellate/anno di acciaio dall’impianto a ciclo integrale dello stabilimento Ilva di Taranto (autorizzata dall’A.I.A. del 2012 e confermata nel Piano ambientale del 2014) è incompatibile con la salvaguardia dell’ambiente e della salute. La stessa conclusione cui è arrivata la Valutazione del Danno Sanitario, effettuata da Arpa Puglia, ASL Taranto e ARES, che ha evidenziato la persistenza di rischi sanitari anche ad A.I.A. del 2012 pienamente attuata per una popolazione di circa 12mila residenti a Taranto.
La natura di “misura transitoria” di tale limite lascia però aperta la porta a un successivo aumento di produzione e alle sue negative ricadute sia sui lavoratori che sui cittadini. Alla stessa logica appartiene la decisione di consentire ad AM InvestCo il riavvio di una coppia di batterie della Cokeria (3 e 4 o 5 e 6) e l’eventuale mantenimento in esercizio della seconda linea di sinterizzazione. Evidentemente si vogliono lasciare le mani libere ai futuri proprietari dello stabilimento, sia rispetto alla ormai prossima apertura della trattativa sindacale, sia rispetto alle decisioni da assumere circa il dimensionamento dello stabilimento tarantino nei prossimi anni.
Si tratta quindi di una misura temporanea di salvaguardia della salute (peraltro, allo stato, scarsamente onerosa per Mittal considerato che lo stabilimento Ilva di Taranto non è in grado di traguardare maggiori produzioni rivenienti dal ciclo integrale se non con la riapertura dell’altoforno AFO 5) che potrà essere confermata solo in presenza di un riesame dell’A.I.A, conseguente a una richiesta della Regione Puglia che prenda le mosse da una nuova Valutazione del Danno Sanitario, o in base alla autonoma decisione degli indiani della Mittal di mantenere comunque ferma a 6 milioni tonnellate/anno la capacità produttiva dello stabilimento tarantino.
Al limite temporaneo alla produzione si accompagna, nella nuova A.I.A., un forte allungamento dei tempi di realizzazione delle prescrizioni in rapporto alle previsioni del piano Ambientale del 2014. Ad esempio per la fermata della Batteria 11 sono previsti 30 mesi contro i 19 indicati nel Piano del 2014. Per la copertura dei parchi primari sono previsti 36 mesi dal subentro di AM nella gestione del sito a fronte dei 28 previsti dal Piano del 2014. Una differenza di 8 mesi, destinata in realtà a crescere considerato che l’apertura del cantiere non avverrà subito, ma solo entro il 30 settembre 2018, e che – quindi – potrebbero essere necessari ben 48 mesi complessivi, ovvero il 70% in più di quanto ritenevano necessario gli esperti che hanno approntato il vecchio Piano Ambientale. (…evidentemente si trattava di pericolosi ambientalisti!!!…) Per la copertura dei Parchi OMO, AGL Nord e Sud si arriva a 42 mesi a fronte dei 20 del Piano del 2014. Addirittura vengono concessi ben 42 mesi per la mera realizzazione di barriere frangivento per il Parco Loppa. E l’elenco potrebbe continuare.
Certo, l’ulteriore “assalto alla diligenza” portato avanti da AM InvestCo appare in parte sventato:
· la richiesta di sostituire la copertura dei parchi minori Parco OMO, Parchi AGL Nord e Sud e Parco Loppacon un progetto alternativo basato su barriere frangivento e bagnatura dei cumuli, è stata concessa solo per il Parco Loppa, con un parziale accoglimento della richiesta di Legambiente di confermare la copertura per tutti i parchi Ilva.
· la richiesta di tenere in esercizio fino al 31 dicembre del 2020 la batteria 11 non è stata accolta ed il limite è stato portato al 31 marzo del 2020
· la richiesta di ridurre a 20 ore i tempi di distillazione del coke è stata respinta, confermando che dovranno comunque non essere inferiori a 24 ore fino alla completa realizzazione degli interventi previsti per le cokerie (Legambiente aveva chiesto l’allungamento dei tempi di distillazione da 24 a 28 ore come misura per attenuare l’impatto dei wind days).
Appare inoltre positiva l’imposizione di un limite massimo pari a 14,5 milioni di tonnellate/anno per la giacenza media annua dei parchi primari fino al completamento della relativa copertura, con una riduzione del 17% rispetto alla quantità autorizzata dall’AIA del 2012. Una misura che va nella direzione richiesta da Legambiente di attenuare i rischi sanitari a carico della popolazione incrementando il contributo dell’azienda nella riduzione delle emissioni di polveri
La nuova A.I.A. in buona sostanza conferma l’impianto delle prescrizioni del Piano Ambientale del 2014, concedendo però a Mittal tempi molto più lunghi per la sua realizzazione e la sostituzione di alcune misure con altre meno impegnative (mancata copertura del Parco Loppa, mancata adozione del sistema BSSF per il trattamento delle scorie di acciaieria, mancata copertura di tutti i nastri trasportatori), affidando di fatto la salvaguardia della salute al limite produttivo di 6 milioni di tonnellate/anno fino al completamento degli interventi prescritti: una misura tampone, insufficiente a fronte della maggiore patogenicità delle polveri tarantine che gli studi epidemiologici hanno acclarato da tempo e che è stata confermata anche recentemente: i wind days continueranno a segnare negativamente per altri lunghi anni la vita del quartiere Tamburi, limitrofo all’Ilva.
Un’A.I.A. diluita nel tempo quindi, un compromesso in cui la bilancia pende verso Mittal. Appaiono pertanto incredibili e persino irridenti nei confronti della città di Taranto le recenti affermazioni del Ministro Galletti sull’aver messo “al centro del processo di cessione dell’Ilva il piano ambientale ….per noi l’approvazione del piano viene prima dell’offerta economica dell’offerente“. E’ vero il contrario: il Governo ha privilegiato l’offerta economica e, con essa, gli interessi dei creditori e delle banche rispetto al diritto alla salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori dell’Ilva.
Un compromesso che, invece di imprimere una spinta all’innovazione o certificare la nascita di una fabbrica più piccola, ma più capace di non compromettere ambiente e salute, lascia aperti tutti i nodi relativi al futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto, affidandoli alla trattativa tra azienda e sindacati che viene così caricata di ulteriori responsabilità.
Si apre, contemporaneamente, il capitolo della bonifica, affidata ai Commissari Straordinari cui il DPCM recentemente approvato assegna il compito di formalizzare le proposte di intervento al Ministero dell’Ambiente. Essi si avvarranno di una dotazione finanziaria di circa 800 milioni rivenienti dalla transazione con la famiglia Riva. Un capitolo tutto da scrivere. Speriamo in tempi non biblici come quelli concessi a Mittal per l’attuazione dell’A.I.A.
Legambiente Taranto