Rifondazione Comunista: con gli operai Ilva contro i licenziamenti
“E’ scattata “l’ora X” per i lavoratori dell’Ilva. Il piano occupazionale presentato dalla multinazionale Arcelor Mittal – circa 4.000 esuberi in tutto, di cui quasi 3.000 a Taranto e 600 a Genova – è inaccettabile. Tanto più perché i lavoratori assorbiti dalla nuova società perderanno i diritti acquisiti, mentre per gli altri gli ammortizzatori sociali saranno garantiti soltanto fino al 2023. Così come inaccettabile è il ricatto di fronte al quale verranno poste a breve le organizzazioni sindacali: firmare l’accordo o far saltare l’intera procedura di vendita”. Lo affermano Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRc, Remo Pezzuto, segretario provinciale Prc Taranto, ed Enrico Flamini della segreteria nazionale Prc (responsabile Lavoro).
“Tutto questo – spiegano – è l’esito della scellerata decisione del governo di svendere Ilva privilegiando su tutto il rimborso dei crediti delle grandi banche, a scapito del risanamento ambientale e della tenuta occupazionale. Pochi giorni fa è stato infatti emanato il decreto sul Piano ambientale, che nella sostanza allunga i tempi di realizzazione delle principali prescrizioni, non introduce nessuna significativa innovazione tecnica e soprattutto non prende in considerazione la Valutazione del Danno Sanitario.
Dopo cinque anni di annunci e ripetuti cambi di rotta, la montagna sta partorendo un ratto pestilenziale: il rischio adesso è che vadano persi sia la salute che il lavoro. Il governo inoltre dovrebbe spiegare il senso dell’intera operazione sul piano economico: uno stabilimento, quello di Taranto, dichiarato “strategico” per legge, viene ceduto a una multinazionale che non ha nessun interesse particolare per il futuro del sistema produttivo italiano. Si contribuisce semplicemente a rafforzare un potere monopolistico, strettamente legato alle grandi banche e ai fondi speculativi. Noi riteniamo che nella vicenda Ilva vadano posti sopra ogni cosa i bisogni e gli interessi dei cittadini e dei lavoratori. Il governo deve tornare sui suoi passi: annullare la vendita e nazionalizzare la società per realizzare un radicale risanamento ambientale e garantire i livelli occupazionali anche attraverso la riduzione dell’orario di lavoro. Rifondazione Comunista sosterrà attivamente la mobilitazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali”.