«Oggi ho un’ambizione, dar vita intorno alla vittoria del Bocuse d’Or Italia, a un movimento nuovo della cucina italiana. Torniamo a parlare di cucina, di cuochi, di grande tecnica italiana, di straordinarie materia prime. Noi siamo tutto questo». Smaltita la gioia inaspettata di conquistare il podio più alto del Bocuse d’Or in Italia, Martino Ruggieri (nato a Martina Franca 30 anni fa) pensa al futuro. Nella sua testa c’è già Torino 2018. Ne ha parlato con Yannick Allèno suo più grande supporter in questa competizione e da subito, non appena rientrerà a Parigi, si comincerà a lavorare duro.
«Non ho mai amato la logica della competizione nei concorsi. Ma da quando sono a Parigi ho iniziato a seguire quello che accade in Francia, la passione generale che si crea intorno a questo tipo di competizioni, il coinvolgimento intorno alla voglia di vincere di un’intera nazione. Sarebbe bello che anche l’Italia si preparasse così per le finali europee di giugno prossimo. Abbiamo una grande storia da raccontare. Io ad Alba ho portato la mia terra, la Puglia, la valle d’Itria con il suo carico di componente mistica.
Oggi la sfida è ancor più ambiziosa, perché sono chiamato a raccontare la storia del Paese più bello al mondo. L’Italia attira flussi incredibili di turisti affascinati dal suo patrimonio storico e architettonico. Noi siamo la bellezza declinata nei monumenti più incredibili al mondo. L’Italia è oggi anche grande cucina. Andiamo a mostrarglielo – continua Martino – portando in gara la nostra identità e il nostro stile. Tutto questo è ambizioso e da solo non potrei mai farcela. In questi mesi di intensa preparazione per l’appuntamento di Alba ho potuto contare sul supporto di prestigiosi partner che hanno creduto in me. Riso Acquerello, High quality food, frantoio d’Orazio, il fuoriclasse campano Pastificio Dei Campi, tutti imprenditori con i quali condividiamo una stessa vision di dove vuole andare l’Italia della cucina o forse da dove vuole ripartire. In questo viaggio ho al mio fianco un gruppo fantastico che con me ha condiviso il sogno e lo stress e il mio ringraziamento è d’obbligo a tutta la squadra del Pavillon Ledoyen e allo chef Yannick Allèno, al mio coach Luigi Taglienti e a Curtis Mulpas che ha portato a casa il premio come miglior commis».
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