Ilva, D’Amato (M5S): “Da governo mano tesa ad ArcelorMittal”
“Il decreto varato ieri dal governo sul nuovo piano ambientale è un palese favore ad ArcelorMittal. Non sappiamo se le osservazioni presentate da associazioni, cittadini e istituzioni siano state almeno in parte ascoltate”. Lo dice l’eurodeputata del MoVimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, commentando il decreto del Consiglio dei Ministri con cui sono state approvate modifiche e integrazioni al piano ambientale approvato il 14 marzo del 2014 per l’Ilva.
“Il comitato di esperti – dice D’Amato – ha espresso il proprio parere, imponendo talune prescrizioni aggiuntive, sia in ordine agli adempimenti, sia in ordine ai tempi soprattutto con l’obiettivo effimero di assicurare la limitazione delle emissioni. Secondo quanto emerso da fonti stampa, il Dpcm prevede la copertura dei parchi primari (Parco Minerale e Parco fossile) entro 36 mesi dal subentro di AM Investco nella gestione del sito, fermo restando che l’apertura del cantiere deve avvenire entro il 30 settembre 2018. La giacenza media annua non potrà superare i 14,5 milioni di tonnellate fino al completamento degli interventi ed è confermata la copertura di tre parchi minori ed in quanto alle cokerie, è prevista al 31 dicembre 2018 la conclusione dell’intervento di messa in sicurezza della falda superficiale e, al 31 marzo 2020, la fermata della Batteria 11 e l’avvio delle batterie 9 e 10 previa realizzazione degli interventi di adeguamento”.
“Quello che si può notare – prosegue l’eurodeputata tarantina – è che tutto questo avviene poche ore dopo l’esito dell’operazione delle Fiamme Gialle che vede coinvolti, oltre allo stabilimento Ilva, anche la centrale termoelettrica Enel di Cerano e il cementificio Cementir di Taranto. Le forze dell’ordine hanno accertato che la Cementir, per produrre cemento, acquistava ceneri dalla centrale Enel di Cerano (Brindisi) e la loppa d’altoforno dall’Ilva che immetteva direttamente nel processo produttivo. Le ceneri utilizzate, anzichè provenire dalla sola combustione di carbone, risultavano contaminate da sostanze pericolose derivanti dall’impiego di combustibili (OCD e gasolio) e dai processi di denitrificazione a base di ammoniaca. La loppa d’altoforno invece era mista a scaglie di ghisa, pietrisco e altro, quindi non conforme agli standard richiesti dalle normative vigenti”.
“Tale processo – dice D’Amato – ha portato ad un considerevole risparmio sullo smaltimento dei rifiuti, in particolare per l’Enel che ha gli impianti per separare i tipi di rifiuti ma che, secondo l’accusa, non avrebbe mai utilizzato. Ispra e Arpa Puglia, durante la loro ispezione trimestrale avvenuta a luglio 2016 all’interno dello stabilimento Ilva, avevano già fatto notare incongruenze sulla gestione di questi rifiuti, incongruenze che ho già portato a conoscenza della Commissione europea. Ne emerge un quadro, se ancora ce ne fosse bisogno, che conferma la necessità di operare una conversione economica delle aree di Brindisi e Taranto”, conclude D’Amato.