“A fronte delle due istanze avanzate dalla società petrolifera Global Med LLC, siamo fortemente preoccupati – commenta Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – per il nuovo via libera concesso dal Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero per i Beni culturali e per il turismo, alla ricerca di petrolio nello specchio d’acqua al largo di Santa Maria di Leuca attraverso l’airgun, cannoni ad aria compressa che provocano onde sismiche sottomarine in grado di scandagliare i fondali attraverso appositi rilevatori sonori per verificare o meno la presenza di petrolio. Questa occasione ci spinge a chiedere nuovamente ai parlamentari pugliesi e alla Regione di farsi promotori di una legge che vieti la tecnica dell’airgun, estremamente pericolosa e impattante per l’ecosistema marino, oltre che la redazione di un Piano delle Aree per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, per avere un quadro degli effetti cumulativi delle attività petrolifere in corso, visto che la Puglia continua a far gola alle società petrolifere”.
A destare preoccupazione sono sia le tecniche utilizzate che potrebbero avere ripercussioni negative sulla fauna e sulla flora marina presenti, che la reale estensione dell’area da indagare, visto che questa prima autorizzata è contigua ad altre due delle stesse dimensioni. Queste, sommate, porterebbero a una macroarea in pieno mar Ionio settentrionale, favorendo il rischio che vi siano trivellazioni a poco più di dodici miglia nautiche dalla costa salentina, quindi fuori dalla fascia di interdizione delle trivelle confermata anche dal referendum abrogativo del 2016, qualora dalle perlustrazioni dovessero emergere dati utili all’emungimento del combustibile fossile.
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