Moria di pesci a Rosignano, Ona: Arpat conferma il rischio per l’ambiente

Non si muore di solo amianto. L’ambiente salubre è il bene più prezioso perché influenza anche la salute di tutti, comprese le future generazioni. I pesci continuano a morire e il mare continua ad essere inquinato a Rosignano (Toscana): tracce di mercurio e altre sostanze sono state sprigionate nelle acque. Nei giorni scorsi sono state effettuate analisi chimiche sui pesci ritrovati senza vita il 29 agosto, ma l’esito di queste verifiche è stato definito da molte testate giornalistiche una “beffa”.

A quanto pare sembra che non sia possibile capire se la morte degli animali si possa ricollegare con lo sversamento di ammoniaca, avvenuto il giorno precedente. Avverte la necessità di affrontare il problema amianto Massimiliano Posarelli , il quale ricorda ancora a tutt’oggi la figura del padre Romano, venuto a mancare il 18 novembre 2010 per un cancro polmonare da amianto, che è stato riconosciuto dall’INAIL: “Una magra consolazione il riconoscimento INAIL, dopo che una vita è stata stroncata tra indicibili sofferenze, con la morte del mio povero babbo e la sofferenza assoluta di mia madre, ed ecco perché mi sono fatto portavoce e promotore dell’Osservatorio Nazionale Amianto, sede di Rosignano Solvay, che registra un’impennata micidiale di casi di mesotelioma e altre patologie asbesto correlate”.

Come conferma l’assessore all’Ambiente e vice-sindaco Daniele Donati “i tecnici dell’Istituto di zooprofilassi non sono in grado di analizzare i campioni. I pesci, anche se sono stati refrigerati dopo essere stati prelevati dalla spiaggia, risultavano già molto deteriorati”. Il che significa che l’istituto di zooprofilassi, nonostante i tentativi, non ha potuto entrare nel merito delle cause che hanno portato alla moria.

L’Osservatorio Nazionale Amianto rende noto che questo è già il secondo episodio di inquinamento delle acque a Rosignano, il primo avvenuto ben 10 anni fa, a seguito di un blackout. Ma, cosa è cambiato da allora?

Come riportato in un documento ARPAT, datato 1 agosto 2007, “il giorno 19 giugno 2007 alle ore 8:50 nell’insediamento industriale di Rosignano Solvay si è verificato un totale black-out elettrico che ha provocato la fermata di tutte le unità produttive dello stabilimento Solvay e delle altre ditte dell’insediamento industriale. La situazione accidentale si è evidenziata soprattutto con una fuoriuscita di ammoniaca dall’unità produttiva “sodiera” e con un suo deflusso nello scarico al riavvio delle unità di produzione; oltre a questo si sono verificate emissioni di fumo dalla torcia dell’impianto di stoccaggio etilene e dalla torcia dell’impianto di produzione Polietilene.

Dagli esiti analitici delle concentrazioni di ammoniaca nelle acque superficiali marine della costa di Rosignano e nello scarico Solvay è emerso che: nello scarico Solvay, nel campione medio di 24 fra il giorno 19 ed il giorno 20, è stato misurato il valore più alto di ammoniaca pari a 48,4 mg/L (valore limite D.Lgs. 152/06 15 mg/L). Nei giorni successivi le concentrazioni di ammoniaca sono andate diminuendo e, ad esempio, nello stesso p.c. 89, il giorno 25.06.2007 sono stati misurati 0,24 mg/L. Tali dati messi in relazione al quantitativo trovato nel campione composito sulle 24 ore hanno permesso di ottenere una stima del quantitativo di ammoniaca fuoriuscito in seguito al black-out, e comunque nelle 24 ore successive, pari a 11,7 tonnellate ca. Si ricorda che con un limite di 15 mg/L, con la stessa portata media la Soc. Solvay avrebbe potuto scaricare, come valore massimo, 3,67 tonnellate di ammoniaca”.

“Sono passati 10 anni e siamo di nuovo qui a parlare dell’acqua inquinata. In entrambi i casi si è parlato di ammoniaca, ma chi ci garantisce che non sia stata sversato anche qualche altro materiale ancor più dannoso? Qui non se ne può più. Che le istituzioni si muovano, il tempo passa ma i danni restano”, dichiara la sig.ra Antonella Franchi, Coordinatrice Nazionale ONA.

Il documento ARPAT termina con “nel corso degli eventi del 19 giugno sono emersi alcuni aspetti critici, seppur evocati da una situazione particolarmente eccezionale come quella del disservizio elettrico occorso. Si deve in ogni caso prendere atto che nonostante quest’ultimo avesse una probabilità estremamente bassa di verificarsi, si è ugualmente realizzato. Pertanto è parere dell’ Agenzia che la Soc. Solvay dovrebbe procedere ad una revisione delle procedure e dei dispositivi di emergenza finalizzati principalmente al confinamento di ammoniaca e alla distruzione di vapori organici in modo esaustivo”.

“Il caso di Rosignano è comune a molti altri territori del nostro Paese e del nostro pianeta. Purtroppo ci avviamo a una morte del pianeta, a meno che non si faccia qualcosa, che tutti facciano qualcosa, a cominciare dai cittadini e poi le istituzioni. È una questione di sensibilità culturale, di senso etico, del dovere di restituire alle future generazioni questo pianeta che abbiamo preso in prestito senza distruggerlo, però temo che avvenga proprio il contrario”, dichiara l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.