La sabbia negli occhi: a Venezia il lungometraggio girato a Maruggio
Il cinema incontra il sociale con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico sulla Sindrome di Sjogren.
Ieri, nella cornice del Festival del Cinema di Venezia all’interno dello Spazio della Regione Veneta (Hotel Excelsior), si è svolta la conferenza stampa di presentazione del film La Sabbia negli Occhi di Alessandro Zizzo con Valentina Corti e Adelmo Togliani. Erano presenti Lucia Marotta (Presidente di Animass e produttrice del film), Adelmo Togliani (attore), Gregorio Mariggiò (produttore esecutivo) e di Rebecca Basso (Distributore). La sabbia negli occhi è il film, prodotto dalla A.N.I.Ma.S.S. per raccontare il dramma della Sindrome di Sjögren, una malattia autoimmune che colpisce un numero sempre più alto di persone nel mondo di cui 9 su 10 sono donne.
Il regista ha spiegato, quindi, come questo film abbia come obiettivo non solo quello di rendere visibile ciò che è considerata una malattia “invisibile”, ma anche quello di raccontare storie di donne che combattono, lottano e resistono agli ostacoli della vita. L’attore co-protagonista Adelmo Togliani ha aggiunto che è stato onorato di lavorare a questo film che ha un’importante missione di divulgazione, in un periodo in cui tutto il mondo vive con indifferenza il rapporto con il prossimo.
Lucia Marotta, la produttrice, ha sottolineato come il film racconti in modo sottile e delicato la Sindrome di Sjogren, lanciando un forte messaggio di solidarietà e di speranza.”
Questo è un film che racconta la vita di una donna, Beatrice (Valentina Corti), sposata con Sergio (Adelmo Togliani) molto impegnata come insegnante e nel mondo del volontariato come psicopedagogista. Una donna che ama, soffre, resiste, una donna che, nonostante tutto, continua a guardare in faccia il dolore, a sopportarlo a denti stretti, una donna che non smette mai di combattere e di guardare verso il futuro, che non chiede mai aiuto ma che è sempre pronta ad aiutarti, che cade e si rialza e poi cade ancora e si rialza di nuovo. Questo è un film su Beatrice che un giorno scopre di avere una malattia invisibile, che le entra dentro e inizia a scorrerle nelle vene, impedendole di muoversi, di sorridere, di essere felice, una malattia che ha un nome difficile da menzionare. E la sua vita cambia, radicalmente…
La regia e la sceneggiatura del lungometraggio è stata affidata a Zizzo, ideatore e regista di tantissimi documentari, lungometraggi, spot. La produzione esecutiva è stata curata da Gregorio Maggirò per conto dell’Associazione Southclan Arts. Il progetto cinematografico ha coinvolto due attori di fama nazionale: Adelmo Togliani e Valentina Corti. Adelmo Togliani, figlio del celeberrimo cantante Achille Togliani, è un volto noto del cinema italiano: ha interpretato diverse produzioni televisive, ha partecipato a numerosi film e ha realizzato numerosi progetti teatrali. Valentina Corti è attrice di successo in diverse produzioni televisive e cinematografiche. Il lungometraggio sarà presentato in diversi concorsi e mostre nazionali e internazionali; è stato interamente girato nel territorio di Maruggio, in provincia di Taranto, valorizzando così le bellezze e le risorse del territorio locale.
Lo scopo primario nel realizzare un lungometraggio sulla Sindrome di Sjögren è quello di sensibilizzare le donne e gli uomini sull’esistenza di una malattia quasi sconosciuta ma che colpisce un’altissima percentuale della popolazione femminile mondiale. L’associazione nazionale A.N.I.Ma.S.S.Onlus è un punto di riferimento per i pazienti, i familiari, paramedici e per tutti quelli che esprimono il loro interesse nei confronti della patologia: essa offre ai malati informazione, assistenza, consulenza psicologica e si batte per il riconoscimento di questa sindrome come malattia rara per poter godere delle esenzioni sanitarie.
Nell’ambito di questa iniziativa il linguaggio cinematografico è particolarmente adatto ad affrontare una tematica così importante e di alto valore sociale. Il cinema permette di portare sullo schermo delle storie particolari che diventano storie universali, che appartengono a tutti. La sofferenza, le storie personali, il coraggio e la determinazione con cui tante donne combattono quotidianamente con le conseguenze della malattia vengono portate sullo schermo per essere conosciute, ma anche condivise e comprese.