L’Ilva e il cambio di passo del Comune di Taranto: sarà vero?
TARANTO – Da una parte enti pubblici istituzionali quali Comune di Taranto e Arpa Puglia, dall’altra Ilva: non si era mai verificata una presa di posizione contemporanea così critica da parte dei primi due rispetto alle politiche industriali e ambientali della grande industria. Noi che eravamo abituati alle lettere di denuncia dell’ex sindaco Stefàno piuttosto pacate nei toni e nella sostanza e scarsamente considerate dai vari ministri e governi a cui erano destinate, dobbiamo oggettivamente valutare in modo positivo ciò che il neo sindaco Melucci ha scritto al ministro Galletti circa le criticità del piano industriale e le misure AIA proposte dal gruppo AM InvestCo Italy S.r.l. aggiudicatario della gara per la acquisizione di Ilva.
Il nostro giudizio positivo deriva non tanto dalla lontana speranza che una tale presa di posizione possa sortire concreti cambi dei programmi industriali, ma piuttosto da un mutato approccio alle problematiche ambientali e sanitarie da parte dell’amministrazione locale che si somma a quello scetticismo diffuso circa la concreta possibilità di rendere la grande industria eco-compatibile.
Le preoccupazioni di Melucci, unite alla precisa e incontestabile analisi di Arpa Puglia che evidenzia enormi criticità nella nuova richiesta di autorizzazione ambientale che il gruppo acquirente ha presentato, cambiano il quadro generale dei rapporti tra istituzioni locali e grande industria. Le istituzioni si avvicinano cioè, come forse mai era avvenuto, a quella parte di mondo civile tarantino che da anni ormai esprime il bisogno di un cambio di rotta politico e culturale nei riguardi della presenza industriale.
Il Comune di Taranto, supportato dalle analisi di Arpa, si avvicina a quella linea di demarcazione che divide favorevoli e contrari a tutto ciò che la presenza della grande industria comporta per la città. Un avvicinamento alla linea di trincea, non ancora una pacificazione completa tra le parti che potrà avvenire solo con un preciso progetto politico di cambiamento.
Vedere, con le ovvie diverse sfumature nell’analisi, una parziale concordanza tra le critiche verso il piano ambientale proposto dai nuovi padroni di Ilva da parte di Comune di Taranto, Arpa Puglia, Peacelink, Ordine degli Ingegneri, associazioni ambientaliste, rende bene l’idea di come sia ormai anacronistico il tentativo di chi cerca di cristallizzare le politiche industriali a Taranto, continuando su una linea di sfruttamento del territorio che dura ormai da diversi decenni.
La misura è ormai colma e di questo ne è forse consapevole anche chi ci amministra. Taranto ha raggiunto finalmente una sufficiente conoscenza del rischio industriale e delle sue conseguenze ambientali e sanitarie tale da giustificare una vera e propria svolta nelle scelte politiche. Svolta che ancora non è avvenuta, ma sulla quale ormai si ragiona. Melucci promotore del cambiamento di rotta politica ed economica della città? Improbabile che ciò avvenga, almeno nell’immediato.
Ci vorrebbe uno spirito piuttosto rivoluzionario e coraggioso nell’amministrare la città e dubitiamo (nulla di personale, signor sindaco!) che questa giunta abbia la forza di opporsi alle politiche industriali volute a livello nazionale dal governo. Ma un piccolo passo avanti Melucci l’ha fatto. Di ciò gli diamo atto sperando che non sia dovuto esclusivamente ad opportunismo politico e alla volontà di ottenere qualche contropartita (o un contentino) nella trattativa con i nuovi acquirenti.
Non è più ammissibile alcuno sconto alla grande industria. Taranto non può più regalare utili a chi viene qui per fare affari e subire passivamente danni ambientali e sanitari. La politica locale deve difendere il territorio e i suoi abitanti, fino alle estreme conseguenze che potrebbero implicare decisioni mai prese. Non sarà quasi certamente Melucci a cambiare la storia di Taranto, ma chissà, a volte le situazioni di pericolo alimentano l’intraprendenza.