Il 5 settembre scorso, i Verdi della provincia di Taranto hanno inviato al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare le proprie osservazioni in merito alla domanda AIA presentata da AM InvestCo Italy S.r.l.
“Partendo dalle osservazioni presentate dall’associazione Peacelink che ha prodotto una disamina approfondita dei documenti – si legge in una nota – i Verdi ritengono che gli acquirenti e il Governo debbano assumere la responsabilità di un processo di riconversione radicale per tutelare l’ambiente e la salute. L’unica AIA accettabile sarebbe quella che permette di azzerare i valori degli inquinanti attualmente emessi dall’Ilva nelle matrici ambientali e l’impatto sulla salute dei cittadini, senza alcun danno all’ambiente e alle future generazioni, portando a termine la bonifica del territorio a carico di chi ha inquinato e non certo di chi ha subito il danno.
Riteniamo che prolungare le tempistiche al 2023 come proposto dal gestore, non tuteli dai danni suddetti. Si tratta di interventi che risultavano necessari già dal 2012 quando furono elaborate le prescrizioni relative all’AIA chiesta dai Riva. Annullare le scadenze previste che ad oggi risultano non adempiute violando anche i termini più lunghi concessi dai vari decreti, rende inaccettabile qualunque autorizzazione ministeriale.
Il rapporto di Valutazione del Danno Sanitario della Regione Puglia dimostra inoltre che, anche se fossero state attuate le prescrizioni dell’AIA 2012, rimarrebbero 12 mila persone esposte ad un rischio inaccettabile e il territorio circostante l’azienda sarebbe ancora raggiunto e dunque contaminato dalle polveri inquinanti.
La strada percorsa finora è sostanzialmente sbagliata e ha portato al sacrificio del territorio, della popolazione e degli operai. Questi ultimi hanno visto ben sette colleghi morire d’infortunio negli ultimi cinque anni, denunciano condizioni di lavoro peggiori per la mancata manutenzione degli impianti; in migliaia hanno visto ridurre il loro stipendio con il contratto di solidarietà e ora la Cassa Integrazione. Inoltre non ci sono prospettive chiare per il loro futuro lavorativo.
L’immunità concessa tramite il decreto n°1/2015 e con le modifiche introdotte con il decreto n°98/2016 (che prevede per legge la non responsabilità penale e amministrativa nell’applicazione dell’AIA e per le violazioni di legge in materia ambientale e della salute per chi affitterà o acquisterà ILVA), dimostra che non si possono gestire questi impianti rispettando la legge.
Chiediamo al Governo di avviare da subito le operazioni per la chiusura degli impianti e per la messa in sicurezza d’emergenza della falda sotto i parchi minerali, obbligo di legge in base alla Conferenza dei servizi del 16 marzo 2016 e per le bonifiche interne ed esterne. Contestualmente occorre che le istituzioni a livello centrale e regionale lavorino per la ricollocazione e/o il prepensionamento degli operai. Chiediamo al Governo di applicare la costituzione anche a Taranto”.
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