Schiuma in mare? Ilva parla di motivi climatici ma sull’evento del 9 agosto restano i dubbi

TARANTO – Torniamo ad occuparci dello sversamento verificatosi lo scorso 9 agosto al Canale di scarico 1 dell’Ilva. La Fiom Cgil fa sapere che oggi si è tenuto un incontro tra Ilva e organizzazioni sindacali per approfondire l’accaduto.

“Ilva ha affermato – spiega Francesco Brigati (coordinatore Fiom Cgil Ilva) – che, a seguito della segnalazione da parte degli operatori Ilva sulla presenza di schiuma nel canale 1, si richiedeva l’intervento di Ecotaras per avviare le attività di contenimento e in serata si provvedeva ad allertare gli enti esterni.

Ilva specifica inoltre che sono stati prelevati e analizzati dei campioni da Ilva, dai quali non è emersa alcuna presenza di tensioattivi né di altre sostanze inquinanti. Ilva ritiene, dopo aver ispezionato i pozzetti degli impianti che scaricano nel canale 1, non rilevando alcuna anomalia, che tale evento possa essere stato determinato dal clima che, a causa delle alte temperature, ha causato una moria di placton (alghe) che, mescolandosi con il flusso di acqua, ha determinato la presenza di schiuma”.

La Fiom Cgil ha ribadito, così come accaduto in altre circostanze, che in caso di eventi anomali Ilva deve provvedere ad allertare  prontamente gli enti di controllo al fine di consentire agli stessi di effettuare tempestivamente le opportune verifiche e accertarne la natura e le cause.

Proprio tre giorni fa, avevamo pubblicato sul nostro sito (leggi qui) i contenuti del verbale redatto da Arpa Puglia che non aveva chiarito del tutto le cause e l’essenza dell’ampia coltre di schiuma bianca che si era formata al Canale 1 già dal primo pomeriggio del 9 agosto. Fonti Arpa da noi interpellate si erano mostrate perplesse rispetto all’ipotesi che l’evento sia stato determinato da motivi climatici. Proprio davanti al canale 1 dell’Ilva poi? Sarebbe una strana coincidenza. Le stesse fonti sottolineavano, inoltre, la necessità di far dotare il Canale 1 di un adeguato sistema di trattamento delle acque per evitare situazioni analoghe anche in futuro. Inoltre, Arpa non è stata informata nell’immediato dell’evento accaduto, ma con qualche ora di ritardo. A detta delle stesse fonti tale ritardo sarebbe stato segnalato anche ad Ispra, ente tenuto a vigilare sull’osservanza delle prescrizioni Aia.