Ilva, Ambrogi Melle: paradossale dare una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale

“E’  paradossale dare una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) a degli impianti ILVA pericolosi che causano malattie e morti, come certificato dalle perizie chimiche ed epidemiologiche del Tribunale all’interno di un incidente probatorio”. Lo dice la prof.ssa Lina Ambrogi Melle, ex consigliere comunale, promotrice del ricorso collettivo alla CEDU e Presidente del Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera. Di seguito la nota stampa.

Un’ordinanza della Magistratura tolse a quegli impianti la facoltà d’uso con un’ordinanza del 26 luglio 2012 e li sequestro’. Successivamente intervenne il Ministero dell’Ambiente per un Riesame dell’Autorizzazione integrata Ambientale che fu inserita nella legge 231/2012 per permettere comunque la continuazione di una produzione d’acciaio considerata strategica per la Nazione. La Corte Costituzionale però impose il rispetto rigoroso di un cronoprogramma di 36 mesi perché venissero realizzate tutte le prescrizioni in essa contenute. I 36 mesi sono scaduti abbondantemente nel 2015 e da allora c’è stato un susseguirsi di leggi per alleggerire e rinviare la realizzazione di quelle prescrizioni che ad oggi ancora non sono state realizzate nelle parti più importanti e costose. Inoltre la Valutazione del danno sanitario dell’ARPA Puglia ha stabilito che anche se venissero realizzate quelle prescrizioni, a Taranto permarrebbe un rischio sanitario inaccettabile.

Il 4 novembre 2016 ci fu una delibera del Consiglio comunale di Taranto relativa ad una mozione di cui ero prima firmataria avente ad oggetto : “Richiesta al Ministero dell’Ambiente di attivazione delle procedure ex art. 29 decies del Testo Unico sull’ambiente” poiché l’aggiornamento  dello studio Forastiere commissionato nel 2014 dalla Regione Puglia conclude senza esitazione che “L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e morte e  riducendo l’inquinamento si otterrebbero subito miglioramenti sulla salute e la mortalità a breve termine” .

Visto che il ministero dell’ambiente ha diffidato varie volte l’Iva di Taranto per inosservanza delle prescrizioni autorizzative del decreto di riesame aia del 26 ottobre 2012 e che l’ultima relazione dell’Ispra (organo tecnico del ministero dell’ambiente) evidenzia che a tutt’oggi molti interventi importanti dell’AIA  non sono stati ancora realizzati e pertanto l’Iva continua non solo ad inquinare ma anche a violare  quelle stesse norme ambientali già insufficienti e previste nei vari decreti legge salva Ilva, il sindaco è stato impegnato con questa delibera a chiedere senza indugio al ministero dell’ambiente l’attivazione delle procedure previste dall’articolo 29 – decies del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (rispetto delle condizioni dell’autorizzazione integrata ambientale) comprese quelle che prevedono la revoca dell’autorizzazione a seguito del mancato adeguamento alle prescrizioni e delle reiterate violazioni dell’AIA anche a seguito delle  evidenze sanitarie  sopra citate e tenuto conto dei poteri sindacali assegnati dall’art. 29 quater c.7 del T.U. Ambiente.

Vorrei ricordare al nostro attuale sindaco che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo emetterà prossimamente una sentenza relativa al nostro ricorso collettivo contro lo Stato italiano per violazione dei diritti fondamentali alla vita ed alla salute di noi tarantini per la questione ILVA e che la CEDU ci ha concesso la trattazione urgente perché ha riconosciuto lo stato di pericolo cui è sottoposta la popolazione tarantina. Pertanto invito il Sindaco a dare attuazione alla delibera già approvata dal Consiglio comunale chiedendo al Ministero la revoca dell’autorizzazione per mancato adeguamento alle prescrizioni AIA 2012 al fine di tutelare la salute pubblica in quanto non si possono autorizzare impianti pericolosi che creano malattie e morti tra gli operai e tarantini.