Economia: e se Taranto iniziasse a battere cassa con la grande industria?
TARANTO – Poco più di 1.100 euro per abitante a disposizione del Comune di Taranto per far funzionare l’apparato amministrativo e fornire manutenzione urbana e servizi per i propri cittadini. Di questo denaro, circa un quarto viene speso per gli uffici comunali e per i servizi necessari a far funzionare la pubblica amministrazione. Un altro quarto, circa 250 euro pro capite, viene utilizzato per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti: una spesa enorme, circa 49.000.000 di euro complessivi stando ai dati del 2014 e che in buona parte potrebbero essere risparmiati in futuro se si introducesse una gestione radicalmente diversa del ciclo dei rifiuti. Inoltre, stando ai dati di bilancio, poco più di 100 euro (dati 2014) sono stati destinati al sociale e investiti in asili nido, assistenza per anziani, assistenza per indigenti, cimitero.
Scarsissima, quasi nulla, la spesa per cultura (meno di 2 euro per musei e biblioteca) e promozione turistica. Per quest’ultima voce di spesa, il Comune di Taranto, per esempio nel 2014, ha utilizzato solo 0,87 centesimi pro capite! Davvero troppo poco per una città che potrebbe ricavare molto dal turismo. Diversamente da chi ha amministrato Taranto, città a noi vicine, negli scorsi anni, hanno creduto maggiormente in questa tipo di investimento (Matera 12,5 euro, Bari 5,6 euro).
Taranto non è una città ricca, anzi tutt’altro. Non lo è sia per il reddito pro capite dei suoi abitanti (18.600 pro capite considerando i soli contribuenti; 11.500 pro capite considerando tutta la popolazione residente – Dati 2014), sia per i bilanci comunali. Le due cose sono solo parzialmente collegate poiché le entrate dei comuni non derivano esclusivamente dalla tassazione derivante dal possesso di immobili. In linea generale, però, il numero di case popolari o di immobili di lusso sul territorio urbano fanno evidentemente la differenza tra Comuni che riscuotono più o meno imposte rispetto a questo indicatore.
Analizzando i bilanci consuntivi degli anni 2014 e 2015 del nostro Comune, si evince che le entrate totali medie pro capite superano di poco i mille euro e conseguentemente questa cifra, moltiplicata per i circa 200.000 abitanti, deve bastare per chiudere in pareggio i conti, considerando anche il peso dei debiti pregressi (non chiaramente quantificati, ma ammontanti a diverse decine di milioni di euro) che Taranto ha accumulato nel tempo e che devono necessariamente essere onorati.
Taranto, tra le 140 città italiane con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, si colloca al 50esimo posto, con poco più di 700 euro pro capite, per entrate tributarie derivanti da imposte e tasse (con aliquote massime imposte per legge a causa della situazione debitoria) abbastanza in media col dato nazionale, addirittura al di sopra del previsto rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base ai redditi dichiarati dai suoi abitanti.
Nel 2014, per esempio, abbiamo pagato le stesse tasse comunali dei cittadini di Como, Novara, Savona, La Spezia e addirittura oltre 30 euro di più rispetto a quanto versato dai cittadini della ricca Monza e 100 euro in più di quelli di Arezzo o Pistoia. Oltre alle tasse e imposte comunali, altre fonti di entrate per i Comuni sono i trasferimenti di fondi pubblici derivanti da Stato e Regione (e qui a essere favorite sono soprattutto le città appartenenti alle Regioni a statuto speciale che arrivano a percepire contributi anche 5 volte superiori alla media) e soprattutto le entrate extratributarie.
Queste sono tra le più varie e derivano da situazioni molto diverse tra Comune e Comune e possono arricchire anche di molto i bilanci delle amministrazioni locali e di conseguenza l’offerta di servizi ai cittadini. Vi sono Comuni che introitano tanto denaro grazie alla gestione diretta di società pubbliche: impianti per il trattamento rifiuti, impianti idroelettrici o eolici, casinò, impianti portuali. Si tratta soprattutto di piccoli comuni che hanno dimostrato una buona capacità di gestione diretta di imprese capaci di produrre reddito.
Vi è poi il caso di alcuni Comuni che introitano denaro direttamente dalle aziende che operano sul proprio territorio. 1,3 miliardi di royaltes versate da ENI in Basilicata dal 1998 al 2014. Denaro facile per i paesi che beneficiano delle Royaltes, denaro che sicuramente le casse comunali di Viggiano, Calvello, Grumento non avrebbero mai visto senza ENI e SHELL. Ma ecco cosa hanno guadagnato, secondo i dati forniti da ENI, alcuni comuni lucani attraverso le royalties nel 2014.
VIGGIANO
ENI 10.839.225
SHELL 7.269.689
CALVELLO
ENI 2.364.922
SHELL 1.586.114
GRUMENTO
ENI 1.576.614
SHELL. 1.057.409
MARSICO N.
ENI. 1.182.461
SHELL. 793.057
MONTEMURRO
ENI. 394.153
SHELL. 264.352
MARSICOVETERE
ENI. 41.770
SHELL. 33.054
Le royalties incidono notevolmente sui bilanci dei Comuni che le percepiscono. Infatti, il valore medio di spesa per residente in questi sei comuni è di 2.681 €, il doppio rispetto ai 1.382 € della media nazionale. Viggiano è il comune che spende di più per abitante, 5.500 €, avendo ricevuto nel 2014 oltre 18.000.000 di euro dalla compagnia petrolifera. Anche la tassazione nei sei comuni cala drasticamente ad una media del 15,6%, contro una media nazionale del 44%. Addirittura a Calvello la tassazione è prossima allo zero.
Mediamente, nei sei Comuni, ogni cittadino usufruisce di uno sconto fiscale di 881 €/anno. Nel 2012 la Basilicata ha sostenuto un calo del PIL del -3,1% e un calo di produzione industriale del -9,5%. In controtendenza invece la produzione di greggio + 8,3% e di gas + 10,4%. Questo secondo un Report pubblicato dalla azienda petrolifera nel 2015 (leggi qui).
Il caso dei Comuni della Basilicata che percepiscono royalties è certamente una particolarità legata ad una situazione di sfruttamento del sottosuolo da parte di grandi gruppi industriali. È però un caso che dovrebbe far riflettere anche noi cittadini di Taranto. Il nostro territorio non è ugualmente sfruttato? Le grandi industrie impattanti su ambiente e salute non dovrebbero almeno contribuire economicamente al miglioramento dei bilanci comunali?
È una questione che certamente divide. Sarebbe eticamente giusto accettare contributi economici da aziende spesso accusate di danneggiare ambiente e attentare alla salute dei cittadini? Potrebbe questa scelta indurre a chiudere un occhio sul rischio derivante dalla presenza ingombrante della grande industria? Personalmente non ritengo eticamente accettabile un risarcimento del genere, ma la questione meriterebbe certamente un approfondimento per analizzare i diversi punti di vista.
Fonti consultate: openbilanci.it; comune.taranto.it