Il Comune di Taranto ha deciso di impugnare in Corte d’Appello la decisione del giudice delegato all’amministrazione straordinaria dell’Ilva, Caterina Macchi, del Tribunale di Milano, di negare all’ente locale il risarcimento dei danni ambientali chiesto per 3,3 miliardi di euro. Lo riportano oggi il sito del Corriere della Sera e la Gazzetta del Mezzogiorno.
“Come tutti gli altri creditori – si legge sul Corriere.it – il Comune si è infatti insinuato nel passivo della società dell’acciaio finita in amministrazione straordinaria a gennaio 2015 a fronte di un’insolvenza di 3,9 miliardi. Il Comune capoluogo ha avanzato la richiesta dopo la sentenza con cui la Corte di Cassazione, nel 2005, ha definitivamente condannato Ilva, Riva Fire, l’allora presidente della società, Emilio Riva, scomparso nell’aprile 2014, e l’allora direttore del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso”.
Ed ancora: “La richiesta risarcitoria dell’ente locale si basa sulla stima dei danni subiti dall’ente locale per le emissioni del siderurgico di Taranto. In particolare, i danni sono stati così suddivisi: 2 miliardi per la parte ambientale, un miliardo per la lesione di immagine e 300 milioni per le conseguenze su beni mobili e immobili per i quali, direttamente o indirettamente, il Comune ha dovuto sostenere spese. Di questi ultimi, 25 milioni di euro sarebbero stati chiesti per danni alle strutture e ai mezzi delle società comunali Amiu e Amat, che si occupano rispettivamente di raccolta rifiuti e trasporti pubblici.
Il giudice Macchi, respingendo la richiesta del Comune, ha detto che non è provato il nesso tra causa ed effetto e ha ammesso il Comune solo per i crediti tributari (tasse locali) che la società non avrebbe versato. Dalla sentenza della Cassazione ad oggi, l’Ilva è finita in amministrazione straordinaria e nei prossimi mesi passerà sotto il controllo di Am Investco Italy, mentre Riva Fire è finita anch’essa in amministrazione straordinaria cambiando nome in Partecipazioni Industriali. La richiesta risarcitoria del Comune di Taranto, stoppata dal giudice e ora in attesa del verdetto dei giudici dell’appello, è la più rilevante presentata da un singolo soggetto”.
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