“Dopo i crolli di Ischia, a distanza di un anno dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, a noi viene spontaneo rivolgere lo sguardo alla Città Vecchia di Taranto, riportare alla memoria i crolli che l’hanno colpita, i lutti che l’hanno segnata, e chiederci: a quando la messa in sicurezza dell’Isola?”. Legambiente entra nel merito di un’altra emergenza tarantina con un comunicato che riportiamo di seguito.
“Lo chiediamo avendone negli occhi i vicoli murati, i solai crollati, gli edifici pericolanti, le case che sembrano sfarinarsi, il degrado che la stringe in una morsa e la tiene sospesa a un filo. Troppe volte, in passato, ci siamo trovati all’indomani dell’ennesimo crollo a dire basta, a contare le case scomparse, a osservarne altre pensando che avrebbero fatto forse la stessa fine, a vedere la nostra storia andare in frantumi e scomparire tra le macerie portando via con sé anche un pezzo di un possibile futuro. E, a volte, a contare le vittime di un disastro annunciato. Per questo oggi, lontano da emergenze, lanciamo un appello ad agire: la Città Vecchia di Taranto è un unicum di inestimabile valore che va salvato prima che sia troppo tardi.
Noi riteniamo che siano prioritari interventi che fermino il degrado, evitino nuovi crolli e, con essi, la perdita di altri luoghi della nostra memoria. Riteniamo che si possa partire avendo per base il “Piano Blandino”, che prevede la conservazione, il restauro ed il recupero del patrimonio edilizio, e procedere al consolidamento degli edifici che presentino carattere di fragilità, ipotizzando una sistematica opera di impermeabilizzazione dei lastrici solari, per evitare che le continue infiltrazioni di acqua piovana nelle strutture sottostanti provochino nuovi danni e lesioni.
Senza la messa in sicurezza del tessuto abitativo c’è solo la prospettiva dello sgretolamento del centro storico di Taranto, del perpetuarsi di una catena di abbandoni e crolli che determina il suo continuo spopolamento e l’inaridimento delle sue componenti sociali e che va contrastata attraverso un recupero della città vecchia congiunto a quello del suo mare e delle relative attività economiche. Anche da qui l’urgenza della bonifica del primo seno del Mar Piccolo in cui devono poter tornare i giardini delle cozze, con la loro rilevanza economica e paesaggistica, e potersi sviluppare altre attività sostenibili che ne valorizzino la unicità. È su questa base che le idee progettuali selezionate per il concorso internazionale di idee possono innestarsi creando valore, non solo economico, e contribuire alla sua rinascita in uno con la valorizzazione dei suoi Palazzi nobiliari, dei siti di interesse artistico, architettonico e archeologico.
Torniamo perciò a chiedere che risorse rivenienti dal Contratto Istituzionale di Sviluppo di Taranto, finalizzate al recupero e alla riqualificazione del nostro centro storico, centrale non solo da un punto di vista culturale e identitario, ma anche per i possibili risvolti in termini di contributo all’apertura di una prospettiva di sviluppo non più basato solo sull’industria siderurgica, siano utilizzate da subito per mettere in sicurezza i tanti edifici che presentano segni di degrado strutturale effettuando gli interventi necessari a garantirne la staticità. È questa la prima necessità cui fare fronte prima di nuove tragiche emergenze ,oltre che la premessa necessaria per incentivare i privati ad investire effettivamente nella rinascita dell’Isola. Se sono reperibili anche altre risorse le si utilizzi con lo stesso fine: crediamo che abbia poco senso disegnare scenari futuri se, per prima cosa, non ci preoccupiamo di salvare il patrimonio irripetibile che è finora sopravvissuto ai crolli e all’abbandono e la cui sopravvivenza è condizione necessaria perché quegli stessi scenari abbiano senso”.
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