Nuovo corso Ilva: la parola d’ordine è minimizzare (anche lo sversamento in mare)

TARANTO – L’Ilva è in fase di vendita e l’ordine dato sottotraccia si può facilmente intuire: attenti a non disturbare i manovratori. Così, se si presenta un’ampia coltre di schiuma bianca fuoriuscita dal canale di scarico 1 dello stabilimento, come accaduto nel pomeriggio del 9 agosto, l’evento finisce per essere snobbato da media e politici. Eppure, sul posto si sono recati Capitaneria di Porto e Arpa Puglia, oltre alla ditta Ecotaras, che si occupa di disinquinamento. Qualcosa di anomalo è sicuramente accaduto in un mare che è patrimonio di tutti. Pochi (noi per primi) hanno diffuso la notizia e a quanto ci risulta solo la Fiom Cgil si è mossa per chiedere delucidazioni ai vertici Ilva. Qualcuno ha prontamente sposato la versione di Ilva: si è trattato di un fenomeno di lieve entità.

Finora non è dato sapere di che natura fosse quella schiuma. Olio grezzo? Sostanze tensioattive? O altro? Sta di fatto che secondo  Arpa Puglia si è trattato di un episodio di inquinamento delle acque comunque sfuggito all’attenzione di Ilva. Inoltre, la comunicazione agli enti di controllo non sarebbe avvenuta tempestivamente ma con qualche ora di ritardo rispetto alle 14. Elementi  indicati da Arpa nell’informativa consegnata all’autorità giudiziaria e che saranno segnalati anche ad Ispra, ente tenuto a vigilare sull’osservanza delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

Sapremo mai la verità sulla natura e la dinamica di questo sversamento? Nel giorno in cui si è verificato l’episodio Arpa Puglia non ha potuto effettuare un prelievo, proprio perché non è potuta arrivare sul posto in tempo utile per agire in sicurezza. La mattina dopo, quando i tecnici di Arpa sono tornati per prelevare dei campioni, la schiuma era già scomparsa. Nei prossimi giorni sono attesi gli esiti degli accertamenti autoprodotti da Ilva.