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Taranto e mar Piccolo: qual è la verità sull’avanzamento delle bonifiche?

TARANTO – Un asteroide sta per cadere su di noi; torneranno in vita i dinosauri; inventata l’auto che va ad acqua: la maggioranza di noi ha imparato ormai abbastanza bene ad individuare le fake news, più volgarmente dette bufale. Ogni tanto qualcuno più distratto pubblica sui social queste notizie, suscitando sfottò e risatine varie che sottolineano l’ingenuità di chi ci è cascato.

In qualche caso, siti specializzati in questo genere di pubblicazioni, attraggono lettori proprio facendo leva su notizie inventate o ingigantite che però incuriosiscono chi se le trova davanti. Qualche volta addirittura giornali nazionali non riescono a filtrare le notizie che, pur partendo da una base reale, diventano vere e proprie bufale. Due recenti casi: il bruco che mangia la plastica e i robot che hanno inventato un proprio linguaggio sfuggendo al controllo dei programmatori.

Nel primo caso si è arrivati a dire che i bruchi avrebbero risolto il problema dell’inquinamento da materiali plastici; qualcuno ha ipotizzato l’avvio di allevamenti di bruchi in grande scala, per spargere queste povere larve in tutti i luoghi inquinati del mondo. Di vero nella notizia vi era solo la scoperta da parte di una ricercatrice del fatto che i bruchi in questione avevano la capacità anomala di digerire piccolissime, quasi infinitesimali quantità di plastica. Nulla ancora si sa sulle effettive applicazioni di questa scoperta che ha fatto galoppare la fantasia di molti che hanno immaginato un mondo futuro popolato da bruchi verdastri.

Nel secondo caso, proprio di questi giorni, si è parlato di sgomento dei ricercatori informatici che hanno dovuto interrompere un esperimento di comunicazione tra due intelligenze artificiali perché queste stavano creando un loro linguaggio a noi incomprensibile. Bufala! Semplicemente non erano state inserite nei programmi le regole grammaticali del linguaggio e le comunicazioni risultavano abbastanza incomprensibili. Per questo l’esperimento è stato interrotto.

Di notizie inventate, ingigantite o semplicemente sbagliate ne abbiamo lette e sentite tante anche a Taranto. Come non ricordare le affermazioni di un ministro che assicurava la copertura dei parchi minerali entro pochi mesi o le dichiarazioni di un sindaco secondo cui il sole avrebbe spezzato la molecola di benzoapirene? Dichiarazioni che ci hanno strappato un sorriso amaro e che si inquadravano nel perenne tentativo, da parte delle istituzioni, di abbassare il livello di allarme per il rischio ambientale e sanitario nella nostra città.

Non sappiamo in quale categoria di notizie inquadrare quella che è circolata in questi giorni secondo cui le bonifiche nell’area di Taranto sono giunte ad oltre il 50% del previsto. Non sappiamo neanche chi abbia diffuso questa notizia circolata subito dopo l’incontro del neo sindaco Melucci con il ministro dell’Ambiente Galletti. Ci pare una notizia priva di fondamento! Nel sito del Ministero dell’Ambiente, in un rapporto aggiornato a maggio 2017, si dichiara che solo l’8% del Sin Taranto è stato bonificato.

Non abbiamo notizie circa le aree esatte bonificate; non sono noti i risultati delle caratterizzazioni post bonifica; non sappiamo nulla dello stato della falda superficiale e profonda che risultava estesamente inquinata in tutta l’area industriale: questi i fatti. Permane inoltre un divieto di manipolare terra nel quartiere Tamburi che stranamente non è mai stato inserito nel Sin e permane il divieto di coltivazione e pascolo a ridosso dell’area industriale.

Per il Mar Piccolo fino ad ora molti progetti e studi di sistema ma pochi fatti concreti, cosicché è ancora interdetta, nel primo Seno, la coltivazione dei mitili per alcune fasi del ciclo biologico. Dopo mesi di discussione sull’opportunità di aspirare o ricoprire il sedimento inquinato si è probabilmente deciso che la cosa più saggia (per fortuna) è non intervenire, ma non si è certo risolto il problema di bloccare le fonti inquinanti che scaricano in mare attraverso la falda.

Certamente non risolutivo, ma solo sperimentale e circoscritto ad una piccola zona, il progetto ENEA sovvenzionato dalla Comunità europea per il microfiltraggio di acque e sedimenti. Un progetto presentato con grande enfasi dalle istituzioni, ma non idoneo a risolvere il problema dell’inquinamento del Mar Piccolo. Vorremmo quindi capire in base a quali criteri si siano diffusi dei dati così ottimistici circa lo stato delle bonifiche e vorremmo che, se non vere, queste notizie venissero smentite dalle stesse istituzioni.

Giuseppe Aralla

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