L’ONA continua a ricevere segnalazioni di nuovi casi di mesotelioma per cittadini e lavoratori tarantini, impiegati direttamente o nelle ditte dell’indotto dell’Ilva di Taranto e quindi chiede che la Regione Puglia, le ASL, e le Autorità Sanitarie competenti, a tutti i livelli, realizzino uno studio di coorte che tenga conto delle diverse attività professionali, e per quelli di Ilva dei diversi reparti di impiego.
In altri termini il dato epidemiologico deve essere attinto tenendo conto dei diversi reparti di Ilva e non deve essere limitato ai soli mesoteliomi. Inutile una statistica nella quale siano ricompresi anche gli impiegati, perché è chiaro che considerandoli, vengono abbattute le percentuali e i dati dei reparti in cui vi è l’epidemia, che sono quelli operativi.
“Non solo il mesotelioma, ma anche tumori polmonari, alla laringe, faringe, esofago, fegato, colon e perfino all’ovaio e per non parlare dell’asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici e le complicazioni cardio-vascolari per l’amianto, ma occorre tener conto anche dei metalli pesanti (la cui contaminazione provoca il Parkinson e l’Alzheimer), e anche di altri cancerogeni, che provocano altri cancri. Purtroppo non c’è uno studio di coorte, ed è questa la prima cosa da fare, oltre che naturalmente uno screening sanitario di tutta la cittadinanza di Taranto e la creazione di un polo oncologico di riferimento per le patologie asbesto correlate” dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
“Iniziative totalmente nuove quelle dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha già scritto al Comune di Taranto, in persona del Sindaco, già prima delle recenti elezioni, confidando quindi sulla possibilità di una valorizzazione del ruolo dell’ONA nella città di Taranto. In caso contrario anche il Comune sarà responsabile e quindi chiederò all’Avv. Ezio Bonanni di iniziare delle cause civili anche nei confronti del Comune e della Regione Puglia, che tra l’altro sono stati a lungo latitanti sul problema amianto a Taranto. Dov’erano i precedenti Sindaci, dove erano le ASL quando a Taranto veniva fatto scempio della salute umana?”, dichiara Antonio Dal Cin, Coordinatore Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
L’ONA ha infatti chiesto da tempo l’avvio della sorveglianza sanitaria per il rischio amianto e per il rischio cancerogeno per tutti coloro che hanno lavorato nell’Ilva e nella Marina Militare, per la diagnosi precoce e la terapia tempestiva.
Precisi obblighi di legge, quelli della sorveglianza sanitaria (art. 259 D.L.vo 81/2008), dicono dall’Osservatorio Nazionale Amianto di Taranto, con in prima fila la Sig.ra Paola Santospirito, battagliera coordinatrice di ONA Taranto, che in questo periodo è sugli scudi. “Sono una congiunta di vittima del dovere. Mio marito è gravemente malato per via dell’amianto e dei metalli pesanti che costituivano un cocktail esplosivo nella sala macchine e nella zona di coperta delle unità navali della Marina Militare, luoghi bui e angusti nel ventre della nave, con motori a tutto vapore e con temperature che arrivavano a 70/90°, un caldo infernale.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, sede di Taranto, in collaborazione con l’Avv. Ezio Bonanni, sta raccogliendo un voluminoso dossier sui casi di asbestosi in Marina Militare e purtroppo dalle analisi del sangue sono risultati presenti i metalli pesanti, che provocano anche malattie neurodegenerative, oltre che neoplasie maligne, e potenziano l’effetto dell’amianto. In particolare il ferro potenzia l’effetto dell’amianto perché favorisce il passaggio dallo stato precanceroso a quello cancerogeno, come insegnano le pubblicazioni dell’insigne Prof. Giancarlo Ugazio, patologo generale dell’Università di Torino, ed ora componente del comitato tecnico scientifico dell’ONA.
Nel mese di settembre, in presenza dell’Avv. Ezio Bonanni, renderò pubblico il dossier esplosivo, con documenti riservatissimi che inchiodano i vertici della Marina Militare alle loro precise responsabilità, morali e giuridiche. Noi dell’ONA Taranto andremo avanti, siamo nella trincea, ma, molto presto, intendiamo guidare la resurrezione della città di Taranto, sventrata e stuprata dall’amianto”.
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