Ospedale di Rieti, una bara di amianto: morto per mesotelioma dipendente Asl
ROMA – Mario Nicoletti, dipendente della ASL di Rieti dal 1979 al 1993, con la mansione di aiuto manutentore – idraulico presso l’ospedale di Rieti, è deceduto per mesotelioma da amianto l’01.03.2016, e ora la figlia Laura ha depositato un voluminoso dossier e una denuncia con la quale chiede che la Procura della Repubblica di Rieti renda giustizia al genitore deceduto, e ha incarico, come avvocato difensore della parte offesa, l’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
L’avv. Ezio Bonanni ha già raccolto una voluminosa mole di elementi probatori, documentali che portano a sostenere la necessità di un vaglio in sede penale della condotta di coloro che sono stati responsabili della sicurezza per il problema amianto.
‘Quello di Nicoletti Mario è uno dei tanti mesoteliomi che abbiamo, purtroppo, dovuto registrare tra coloro che lavorano oppure hanno lavorato negli ospedali. Infatti presso l’Ospedale di Rieti è stato presente amianto fino ai tempi più recenti, anzi, le bonifiche non sono ancora terminate e purtroppo a farne le spese sono i dipendenti. Ricordo il caso del povero Roberto Lucandri, dipendente ASL dall’01.09.1973 all’01.02.2005, e affetto da mesotelioma. Questa condizione di rischio deve terminare, con la completa e immediata bonifica, e anche queste vittime hanno il diritto di vedersi riconosciute come tali, prima di tutto dall’INAIL e poi risarcite, e poi che la giustizia faccia il suo corso e ci costituiremo parte civile nel processo penale nei confronti dei responsabili’ – dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Il voluminoso dossier, raccolto dall’Osservatorio Nazionale Amianto, è costituito innanzitutto dalla relazione del Prof. Giuseppe Battista, professore di medicina del lavoro presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, il quale, riferendosi al Sig. Nicoletti Mario, evidenzia come questi sia stato esposto per aver ‘lavorato come aiuto manutentore – idraulico presso l’ospedale di Rieti, dal 1979 al 1993 …’, ciò perché – prosegue il prof. Battista Giuseppe – ‘la sua mansione prevedeva attività di manovalanza e supporto durante i lavori di decoibentazione e coibentazione di vari tratti di tubazione o di parti di serbatoi e caldaie in occasione di interventi svolti da altri dipendenti … le coppelle di copertura dei tubi di maggior diametro, verosimilmente in materiale contenente amianto, venivano demolite a colpi di martello; inoltre le fasce in amianto che ricoprivano i tubi di diametro inferiore venivano, invece, aperte con apposite forbici da lavoro. Le lavorazioni avvenivano a secco in ambiente confinato ed attività si svolgeva in assenza di sistemi di aspirazione e generalmente senza uso di DPI per le vie respiratorie’.
Il prof. Battista conclude la sua relazione affermando che la patologia del signor Nicoletti – mesotelioma – è riconducibile allo svolgimento dell’attività lavorativa presso la ASL di Rieti.
‘Chiedo che il Procuratore della Repubblica di Rieti faccia giustizia per la morte di mio padre che ritengo inaccettabile perché lui ha lavorato in ospedale, dove le persone dovrebbero essere curate e non uccise con le fibre di amianto. Quindi non riesco a capire perché, tra l’altro, le bonifiche non siano ancora terminate. Infatti dopo la denuncia del povero Roberto Lucandri, collega di lavoro di mio padre, purtroppo deceduto, è stato scoperchiato il pentolone dell’amianto nell’ospedale di Rieti. Ma come è possibile che sia permesso tutto ciò? Un ospedale che nei reparti ha ancora cartelli con il teschio per l’uso dell’amianto. Si pensi ad un cittadino che deve essere curato in questo ospedale, che invece di trovare un ambiente che invece di metterlo a suo agio, trova il teschio della morte. Si pensi ad un reparto di oncologia dove ci sono pazienti con un tumore e sono anche esposti a fibre di amianto in ospedale. L’amianto è il più potente cancerogeno, è un killer che ha ucciso mio padre in pochi mesi. Chiedo il PM della Procura della Repubblica di Rieti agisca urgentemente per evitare altre esposizioni e chiedo anche l’intervento del Ministro della Salute On.le Beatrice Lorenzin. Cosa fa la Lorenzin per il rischio dell’amianto? Come fa ad esserci ancora amianto dentro gli ospedali?’, dichiara la signora Laura Nicoletta.
Non è l’unico caso di mesotelioma. Perché anche Roberto Lucandri, che ha lavorato gomito a gomito con Mario Nicoletti si è ammalato di mesotelioma: una patologia rara che fortunatamente coglie una persona ogni 50.000, ma purtroppo è quasi sempre ad esito infausto.
E’ proprio il dato epidemiologico ad impressionare, e sorprende che la ASL di Rieti si sia preoccupata del problema amianto soltanto dopo le sollecitazioni dell’Osservatorio Nazionale Amianto, tanto è vero che il programma di bonifica è stato disposto soltanto a partire dall’estate del 2016, come dimostrano gli atti acquisiti dall’ONA.
L’indagine in corso da parte della Procura di Rieti
La Procura della Repubblica di Rieti ha posto sotto la lente d’ingrandimento la ASL di Rieti, per diversi profili, non ultimo quello legato al rischio amianto. Tanto è vero che è in indagini il procedimento rubricato al n. 777/2016 RG NR, PM Dott.ssa Cambi, sul cui tavolo ora piomba il voluminoso dossier aggiuntivo, che l’Avv. Ezio Bonanni ha raccolto in relazione all’altro caso di mesotelioma, questa volta, purtroppo, già mortale.
Le richieste dell’ONA.
I. L’ONA chiede alla ASL di affrettare la completa bonifica rispetto alla presenza di amianto, e rende noto che la stessa ASL ha già indetto la gara di appalto della bonifica, anche se – dicono dall’ONA Rieti – sarebbe stato forse opportuno bonificare prima: ma non è mai troppo tardi.
Prima nella ASL tale Ing. M.F. aveva sempre negato il rischio amianto e sono state proprio le indagini della Magistratura reatina a seguito dell’istanza di giustizia di Roberto Lucandri, a permettere di accertare i fatti e cioè che l’amianto fosse presente nel nosocomio reatino, anche nei tempi più recenti, come dimostra il carteggio relativo alle gare di appalto indette dalla ASL soltanto nel 2016.
II. Sorveglianza sanitaria di tutti i dipendenti ASL in attività e in pensione, per verificare se ci sono altri casi di mesotelioma e di patologie asbesto correlate, e quindi giungere attraverso la diagnosi precoce a delle terapie più tempestive.