Militari tra amianto e uranio impoverito: la Commissione d’inchiesta tira le somme
In 100 pagine la Commissione d’inchiesta costituita con delibera della Camera dei Deputati del 30 giugno 2015, e presieduta dall’On.le Gian Piero Scanu, traccia un quadro impietoso sullo stato di insicurezza in cui versano le attività delle nostre Forze Armate. Le norme che tutelano la sicurezza dei militari ci sono, ma rimangono sulla carta perché «Si è diffuso un senso d’impunità, l’idea che le regole c’erano e ci sono, ma che si potevano e si possono violare senza incorrere in effettive responsabilità. E si è diffuso tra le vittime e i loro parenti un altrettanto devastante senso di giustizia negata».
E’ ciò che si legge nella relazione finale della Commissione Parlamentare d’inchiesta, che costituisce quindi una presa d’atto del Parlamento della condotta dell’amministrazione della Difesa. I rischi sono molteplici e le stesse Forze Armate appaiono restie alle «istanze di rinnovamento in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro», e in più «Le scelte strategiche di fondo che attualmente ispirano la politica della sicurezza nel mondo delle Forze Armate – si legge nella relazione – umiliano i militari ammalati o morti per la mortificante sproporzione tra la dedizione dimostrata in attività altamente pericolose dal militare e la riluttanza istituzionale al tempestivo riconoscimento di congrui indennizzi».
La Commissione di Inchiesta Parlamentare traccia anche un quadro impietoso del sistema giustizia in Italia: «Vi sono zone del nostro Paese in cui proprio non si celebrano processi in materia e altre in cui questi processi vengono avviati magari per omicidio colposo o lesioni personali colpose, ma poi le indagini risultano condotte con una tale lentezza o senza gli indispensabili approfondimenti, con la conseguenza che si chiudono con il proscioglimento nel merito o per prescrizione del reato».
I missili al torio e i poligoni.
Al poligono di Salto di Quirra in provincia di Nuoro sono stati lanciati 1187 missili ‘Milan’, con un sistema di puntamento al torio, che è radioattivo e cancerogeno. Sorprende che «Nonostante le ripetute richieste indirizzate all’Amministrazione della Difesa, la Commissione – almeno per quanto si legge nel documento che il giornale dell’amianto, organo ufficiale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, rende pubblico in esclusiva – non ha ricevuto risposte esaurienti circa l’attuale disponibilità da parte delle Forze Armate di missili Milan contenenti radionuclidi, o comunque di armamenti che contengono o che possono liberare agenti chimici, fisici, radiologici, biologici, potenzialmente nocivi per la salute umana e/o per l’ambiente». A Capo Teulada «si calcola che sulla superficie si potrebbero trovare residuati per un peso totale che varia tra 1750 e 2950 tonnellate».
Radon e amianto.
Non si sono fatte mancare niente le Forze Armate della Repubblica Italiana, che dovrebbe aver chiara la lezione, visto le tragiche conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, ove neanche l’eroismo dei numerosi militari caduti ha potuto sanare il gap di arretratezza tecnico-produttiva dell’Italia dell’epoca. Invece, si continua a violare la Costituzione (art. 11).
Infatti si ripudia la guerra eppure, l’Italia attanagliata da una grave crisi economica e sociale, con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 50%, e che è costretta a mandare in pensione gli anziani a 70 anni, per volere della Fornero, impiega invece decine di miliardi di euro in armamenti inutili e dannosi per la salute e per l’ambiente.
Infatti nella relazione si legge che «Per decenni le Forze Armate italiane hanno esposto personale militare e civile ad elevatissime concentrazioni di gas radon, un gas radioattivo noto per la sua cancerogenicità». Così per l’amianto: a che serve avere ancora navi militari imbottite di amianto che hanno già provocato e continuano a provocare centinaia, se non migliaia, di morti?
La Marina Militare è restia a riconoscere le cause di servizio e ad equiparare queste vittime alle vittime del dovere e ad erogare loro, e ai loro familiari, quanto sarebbe dovuto, ma soprattutto a riconoscere la loro dignità di vittime che viene sistematicamente negata.
Le proposte dell’Osservatorio Nazionale Amianto:
– riduzione delle spese militari del 50%, che sarebbero sufficienti a ripristinare l’età pensionabile antecedente alla L. Fornero e ad assicurare ai giovani disoccupati il loro impiego in lavori socialmente utili, retribuiti con un salario c.d. di dignità dallo Stato;
– risarcimento di tutti i militari ammalati e ai familiari di quelli deceduti, e responsabilità contabile a carico di coloro che hanno provocato malattie professionali e decessi;
– sollecita definizione dei procedimenti amministrativi di riconoscimento dei militari malati quali vittime del dovere, e dei familiari dei deceduti rispettivamente vedove/vedovi e orfani di vittime del dovere;
– responsabilità per i politici che destinando ingenti somme alle spese militari, violando l’art. 11 Cost., sottraendole ai bilanci delle spese sociali di sostegno ai giovani, ai malati, ai disabili, agli anziani, e con prolungamento dell’età pensionabili a sfiorare i 70 anni anche per i lavori più usuranti e più duri;