Legambiente Taranto ha incontrato nella tarda serata di ieri gli europarlamentari della Commissione Ue Petizioni in visita agli stabilimenti dell’Ilva e dell’Eni. All’incontro hanno preso parte per l’associazione la Presidente, Lunetta Franco, e Leo Corvace. Di seguito il resoconto dell’associazione ambientalista.
“La procedura di cessione dell’Ilva è stata caratterizzata dalla assoluta mancanza di trasparenza: non è ancora noto il Piano Ambientale, non è noto il Piano Industriale, gli interventi più importanti previsti dall’AIA risultano essere ulteriormente dilazionati sino al termine intollerabile del 2023 e senza alcun cronoprogramma che ne scandisca le fasi di realizzazione” ha dichiarato agli europarlamentari Lunetta Franco aggiungendo poi: “Non è noto neppure il piano di bonifiche e decontaminazione che sarà gestito dai Commissari governativi con le somme rivenienti dal sequestro effettuato dalla magistratura milanese alla famiglia Riva. Anche l’accordo tra AM INVESTCO e i commissari contiene solo indicazioni su una generica accelerazione degli interventi ambientali più rilevanti, ancora una volta senza indicare né scadenze né cronoprogramma degli interventi. La prevista riapertura dell’AIA con procedura accelerata preoccupa fortemente per la difficoltà che inevitabilmente i cittadini incontreranno per poter intervenire nel merito”.
Legambiente Taranto ha chiesto ai parlamentari europei che si impegnino per assicurare ai cittadini la massima trasparenza delle procedure a partire da questo momento e che espletino una rigorosa vigilanza sulle procedure per la concessione della nuova AIA richiedendo una accelerazione e tempi certi per gli interventi più urgenti, a partire dalla copertura dei Parchi minerali, altrimenti prevista per l’agosto del 2023.
Legambiente ha poi ribadito la propria contrarietà ad un progetto, Tempa Rossa, che porta nuovo inquinamento oltre ad un incremento del rischio di incidente già più volte denunciato. Un progetto legato ad un modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento di fonti fossili che non è più sostenibile.
A tale riguardo è intervenuto Leo Corvace sostenendo il NO dell’associazione al progetto e denunciando la scarsa affidabilità dell’ENI sul progetto di recupero dei VOC, la parte più volatile degli idrocarburi, dalle operazioni di carico/ scarico di greggio dalle navi. Con questo progetto l’azienda intenderebbe superare gli ostacoli costituiti dall’incremento di 36 tonnellate/anno di VOC previsti da Tempo Rossa. L’impianto di recupero vapori, secondo ENI, andrebbe ad eliminare 64 tonnellate/anno di VOC, quantità sensibilmente superiore alle citate 36 di Tempo Rossa.
Per Leo Corvace si tratterebbe di un bluff: “Questo impianto rientra infatti tra le prescrizioni dell’AIA e quindi riferito alla intera movimentazione di greggio su navi. Alle 36 tonnellate/anno di Tempo Rossa occorre dunque aggiungere altre 42 tonnellate/anno di VOC per un totale di 78. I conti non tornano. Inoltre si tratta del terzo progetto di recupero vapori proposto dall’ENI. Il primo nel 2010, il secondo nel 2013, questo nel 2015. Ogni volta sono stati fatti passare per affidabili, salvo poi essere considerati inaffidabili dalla stessa azienda. Con il ministero dell’Ambiente a far passare ogni operazione per buona”.
Nella conclusione dell’incontro, cui hanno partecipato altre associazioni, la portavoce degli europarlamentari ha ripreso con enfasi quanto da noi denunciato in merito alla mancanza di trasparenza ed ha auspicato che cittadini e associazioni siano uniti nel richiederla con forza”.
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