TARANTO – “Dottore, mi puoi prescrivere un gastroprotettore?“. “Mi spiace signora, ma secondo l’ultima delibera della Regione Puglia sulla appropriatezza prescrittiva, nella sua condizione, questa classe di farmaci non è più rimborsabile dal Servizio Sanitario e pertanto, se vorrà, dovrà acquistare direttamente in farmacia le compresse che le servono.”
Ottenere una prescrizione di analisi o farmaci è diventata ormai, in Puglia, una corsa ad ostacoli in cui il paziente sempre più spesso non arriva al traguardo ed è costretto a ritirarsi. Negli ambulatori medici, sentirsi negare prescrizioni di gastroprotettori, antiinfiammatori, ipocolesterolemizzanti, analisi del sangue, tac e risonanze è ormai la prassi.
I pazienti rassegnati ormai neanche più protestano: chi può spendere si rivolge al privato, chi deve invece spaccare il centesimo per sopravvivere non si cura o si cura male. Questo fenomeno avviene in tutta Italia, ma in alcune regioni come nella nostra raggiunge ormai dimensioni sempre più evidenti, visto che la necessità di contenere la spesa sanitaria è considerata priorità, anche se ciò comporta tagli all’assistenza e alla prevenzione.
E a far quadrare i conti della sanità ci sta pensando direttamente il governatore Michele Emiliano che ha tenuto per se la delega a questo importante assessorato. Già dal 2016 la Puglia ha mostrato un contenimento della spesa sanitaria e in particolare farmaceutica, tornando ai livelli del 2013. Nel 2017 addirittura vi è un obiettivo di risparmio di circa 100 milioni rispetto all’anno precedente centrando quindi il tetto dell’11,3% della spesa farmaceutica rispetto al fondo sanitario complessivo della regione che è di circa 6 miliardi e ottocento milioni di euro.
Negli ultimi mesi si sono susseguiti provvedimenti che hanno imposto ai medici di famiglia e agli specialisti ambulatoriali limitazioni nelle indagini diagnostiche nucleari, nelle analisi di laboratorio, nei ricoveri e nella rimborsabilità di alcune classi di farmaci (ipocolesterolemizzanti, gastroprotettori, per l’ipertrofia prostatica, antibiotici, anticoagulanti, anti asmatici).
L’attenzione al risparmio, in particolare, complica parecchio il lavoro dei medici di famiglia, spesso minacciati, nel caso di non rispetto delle limitazioni prescrittive, di sanzioni economiche dai direttori dei distretti sanitari di appartenenza, a loro volta stimolati direttamente dalla Regione a far quadrare i conti, pena la mancata riconferma all’incarico che occupano.
Sistemi di monitoraggio in tempo reale della spesa farmaceutica sono ormai realtà nelle regioni italiane: le prescrizioni dei farmaci avvengono quasi del tutto attraverso la ricetta elettronica e in questo modo distretti e controllori di spesa verificano eventuali comportamenti anomali dei medici, sia in termini di spesa pro capite media per assistito, sia in termini di utilizzo di farmaci e strumenti diagnostici impropri.
Da qualche mese è poi stata attivata la piattaforma digitale EDOTTO attraverso cui dovrebbero avvenire le prescrizioni specialistiche di molti farmaci. Tale piattaforma, nata con lo scopo di monitorare le prescrizioni specialistiche, è utilizzabile soltanto dai medici che lavorano in strutture pubbliche e convenzionate.
Si verifica, allora, il problema della impossibilità, da parte degli specialisti privati, di utilizzare tale sistema di prescrizione, creando, di conseguenza, difficoltà burocratiche ai medici di famiglia che dovrebbero trascrivere tali prescrizioni. Si assiste perciò ad un continuo ping pong dei pazienti costretti a fare la spola tra specialista e medico di famiglia, con grave disagio per chi ha già complicazioni dovute a problemi di salute.
Il tentativo di Emiliano è quello di normalizzare la spesa sanitaria portandola a livelli in linea con le Regioni più virtuose, dopo che per anni lo sforamento dei budget era stato la regola, tanto da creare veri e propri buchi neri nei bilanci economici. Il dubbio è che forse si stia esagerando nei tagli e nelle limitazioni e che a pagare siano le fasce sociali più deboli abituate fino a pochi anni fa a ricevere cure e assistenza in modo gratuito.
Insieme ai tagli del farmaceutico e della diagnostica, ricordiamo che è in corso anche una riorganizzazione del sistema ospedaliero che ha portato alla chiusura di diversi ospedali minori e di tanti reparti considerati non idonei a garantire adeguata assistenza oppure superflui per il territorio in cui operavano. Esempio forse tra i più significativi e contestati è la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Moscati. E se da un lato la sanità pubblica piange, dall’altro quella privata ride. Centri diagnostici, di riabilitazione, di analisi a pagamento spuntano a decine nelle nostre città supplendo alle carenze e alle limitazioni della sanità pubblica.
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