“Ho preferito rilasciare questa dichiarazione a voce e in apparente ritardo per non condizionare la campagna elettorale dei candidati, peraltro già abbastanza avvelenata. Per questo ho aspettato fino adesso per dirvi le mie verità”. Nel dibattito sul risultato elettorale interviene Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina onlus. Di seguito il suo intervento completo.
“In questi mesi sono state dette su di me tante cose, tra queste che mi sono isolato come ambientalista. In realtà, però, voglio spiegare bene cosa c’è dietro tutto questo perché so benissimo che la gente non conosce tutta la verità. E non sa che prima ancora di isolarmi, in realtà, sono stato isolato a causa del mio modo di fare ritenuto troppo rigido e abbastanza lontano dalle ideologie politiche di sinistra che invece pervadevano e pervadono le menti di molti ambientalisti.
Quando, poi, ho toccato, direi sfiorato, alcune tematiche sociali, come quella della immigrazione clandestina, ho scatenato le loro ire. Io manifestavo le mie preoccupazioni su questi flussi clandestini per i quali ho sempre auspicato maggiori controlli, anche in considerazione del fatto che dietro a tutti questi traffici, ci fosse anche la mano della malavita, loro, gli ambientalisti, invece, incitavano alla accoglienza senza se e senza ma e, naturalmente, senza controlli, in una città, tra l’altro già piena di suo di problemi interni ancora non risolti.
Dava molto fastidio anche la mia popolarità crescente e il fatto che non riuscissero ad isolarmi ha causato in loro molta frustrazione. Mentre loro mi deridevano, mi insultavano pieni di rabbia sulle pagine di Facebook, io continuavo tranquillamente la mia attività di attivista ambientalista, spendendomi sempre per il bene della mia città, denunciando e raccogliendo più prove possibili che dimostrassero lo scempio ambientale di cui tutti noi siamo vittime, in modo da portarle nelle aule di tribunale. Loro, invece, continuavano a digitare la tastiera seduti sulle loro poltrone, dediti al pettegolezzo ed al chiacchiericcio.
A dimostrazione che non volevo la scissione delle anime ambientaliste e che non volessi fare il “solista”, come vogliono far credere gli altri ambientalisti, c’è il contatto che ho fortemente voluto, con la parlamentare europea dei 5 Stelle, Rosa D’Amato, allorquando le chiesi di poterla incontrare. L’appuntamento c’è stato il 25 agosto 2015, presso il suo ufficio di Corso Piemonte a Taranto e la conversazione fu molto cordiale.
In quella occasione, considerato il degrado crescente che attanagliava la mia città e il senso di frustrazione che provavo per non riuscire a fare per essa di più di quello che già facevo, le comunicai la mia disponibilità a candidarmi per il movimento 5 Stelle, non specificamente come sindaco, ma nelle sue liste per dare un valore aggiunto al movimento, sicuro di poter contare su un buon numero di sostenitori. Lo facevo in virtù del malcontento che in me aumentava nel constatare che la situazione ambientale di Taranto continuava inesorabilmente a peggiorare. E non solo!
Proposi anche a Rosa D’Amato di unire tutto il fronte ambientalista o parte di esso per poter, una volta per tutte, sbaragliare quei partiti politici che, nel corso degli anni, avevano affossato la città di Taranto. Purtroppo, però, la mia proposta non ha avuto seguito e non ne conosco bene i motivi, forse perché occorreva attenersi a delle procedure complesse e blindate che il regolamento di quel movimento prevedeva? O perché c’erano altri motivi che non mi sono stati detti esplicitamente? Insomma, mi furono prospettate una serie problematiche che mi avevano fatto capire che né per me, né per gli ambientalisti esterni a quel movimento ci sarebbe potuto essere spazio.
Sempre a seguito di questo mio malcontento che derivava dal vedere la mia città sempre più nel degrado, avevo manifestato pubblicamente per primo in assoluto, era febbraio 2016, l’intenzione di mettermi a disposizione della città per intraprendere un eventuale percorso politico da candidato sindaco di Taranto. Immediatamente arrivarono notizie che la mia eventuale candidatura non era stata accolta positivamente dal fronte ambientalista che si dimostrava molto critico a causa delle mie idee che, secondo loro, ricordavano troppo Cito ed il fascismo. Insinuazioni e dichiarazioni che smentivo e rimandavo al mittente perché assurde e non veritiere. Potevo invece confermare la linea dura, durissima che occorreva adottare per rimettere in piedi la città.
Non mi fu difficile capire in poco tempo che tutta questa avversione e timore nei confronti della mia candidatura fossero motivati da una scelta di un candidato diverso che era già stata fatta in seno all’area ambientalista. La scelta era quella di Vincenzo Fornaro. Persona nei confronti della quale permane la mia simpatia e stima come uomo, ma non altrettanto come ambientalista, poiché ho sempre pensato che essere ambientalista significhi ben altro.
Un vero ambientalista non aspetta che la mannaia dell’inquinamento lo colpisca tra capo e collo, un vero ambientalista lotta affinché quella mannaia possa essere spezzata prima ancora di cadere. Fornaro ha visto per decenni quello che accadeva proprio di fronte alla sua masseria, assistendo, come se si trovasse davanti ad un enorme schermo di un cinema, a scenari inquietanti dai mille colori senza mai fare alcunché. Da sempre aveva di fronte, giorno e notte, quella fabbrica e le sue ciminiere e non si era mai preoccupato di quella pericolosa vicinanza, fino a quando non hanno “toccato” il suo gregge!
Però, un sindaco come Vincenzo Fornaro, più duttile, avrebbe potuto soddisfare, sicuramente meglio di me, le richieste e le esigenze un po’ di tutti, specialmente quelle della sinistra più estrema, compresi i centri sociali e le organizzazioni che gravitano attorno ai flussi migratori. Questo è facilmente intuibile ed è confermato dai post che si leggono su certe bacheche di Facebook e su quella dello stesso Fornaro.
Questa situazione imbarazzante, creata dalla ipotetica presenza di due candidati sindaci “ambientalisti”, costrinse la coalizione di Vincenzo Fornaro a chiedere al sottoscritto un incontro che avvenne presso al mia abitazione il 1 dicembre 2016. Oltre allo stesso Fornaro, erano presenti altre tre persone del suo entourage che io già conoscevo. Mi fu chiesto esplicitamente se avessi potuto sostenere Fornaro, loro candidato sindaco prescelto. La mia risposta fu inizialmente sì, ma non ebbi risposta da loro alla domanda se avessero fatto altrettanto con me, nel momento in cui avessi preso io la decisione di candidarmi in prima persona. Il loro silenzio, presumo, era dovuto al fatto che la loro decisione di candidare Fornaro era stata già presa.
Dopo un periodo di riflessione, abbastanza sofferto, in cui leggevo sui social molti commenti negativi, fatti da parte di “quegli ambientalisti” sulla mia possibile candidatura ritenni di non mescolarmi in quei giochi poco chiari e poco trasparenti e soprattutto già decisi a tavolino. Mi sarei aspettato maggiore considerazione per la mia storia e il mio vissuto da parte dei soggetti coinvolti e non di essere messo davanti al fatto compiuto.
A quel punto presi la decisione autonoma di propormi alla città come eventuale candidato sindaco, comunicando la mia decisione attraverso un post di Facebook e tre, ripeto, solo tre, manifesti affissi in varie zone di Taranto. Invitai la cittadinanza a partecipare, nonostante mi rendessi conto delle difficoltà oggettive, legate, sia al tempo meteorologico del 19 febbraio scorso, ricordo che faceva abbastanza freddo, sia per quanto riguarda il tempo cronologico propriamente legate alla campagna elettorale, ancora molto lontana e non ancora entrata nel vivo. Sapevo che era una scelta azzardata e una mossa molto difficile ed unica e sapevo che se fosse riuscita, voleva dire che effettivamente c’erano le condizioni giuste per poter tentare di fare qualcosa di ancora più grande e che mi sarei potuto fidare dei tarantini.
Quella sera la piazza non si riempì e, nonostante la presenza di circa 350 persone, io coerentemente con quanto comunicato, decisi di non dar seguito alla mia candidatura. Avevo dichiarato, infatti, che se la piazza non avesse risposto in maniera significativa, io non avrei fatto quel passo e mi sarei tirato indietro, non per paura, ma solo ed unicamente per coerenza e correttezza nei confronti della cittadinanza.
Tra l’altro ho sempre dimostrato di avere coraggio, ho sempre detto in maniera diretta e decisa quello che penso, ho sempre fatto le mie denunce, spesse volte portate avanti da solo nelle aule di tribunale e l’ho fatto perché ritenevo giusto portare avanti quel tipo di battaglia per il bene della mia città e per il futuro dei bambini di Taranto. Da quella sera, ho ricevuto molte critiche e insulti, per la maggior parte velenosi e gratuiti, da parte di persone che nulla hanno da fare nella loro vita se non sminuire l’operato degli altri.
Sono stato denigrato, offeso e irriso in maniera ignobile da gente che ha voluto colpirmi per questioni personali e che non merita la mia considerazione… ma essere chiamato codardo, questo no, non lo accetto! Si possono dire molte cose su di me, ma non che io sia un codardo. Nella mia vita ho sempre agito, mosso dalla mia coscienza, con forza e con coraggio in ogni circostanza, mi sono battuto per la mia città, rischiando in prima persona e l’ho fatto perché soffrivo nel vedere Taranto soccombere sotto i colpi dell’inquinamento e della mala politica. Ho messo in gioco me stesso, il mio lavoro, i miei affetti, la mia vita e ho portato avanti quello in cui credevo con onestà e coraggio. Quello stesso coraggio che mi permette di camminare a testa alta ed essere orgoglioso di me stesso”.
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