Fabio Riva, ex numero due dell’Ilva, è stato assegnato in prova ai servizi sociali. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso che dovrà lavorare coi bambini in condizioni di disagio, ospiti della Fondazione Francesca Rava aiutandoli a fare i compiti e nei momenti di svago.
Sconterà così i due anni ed 11 mesi residui di reclusione che gli erano stati inflitti per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Coinvolto anche in un parallelo procedimento a Taranto, per associazione a delinquere e disastro ambientale, era stato poi condannato nel 2014 dai giudici di Milano a sei anni e mezzo di carcere per aver aggirato, tramite una società fittizia in Svizzera, la normativa sull’erogazione dei contributi all’export. Il giro contabile avrebbe permesso a Riva Fire di truffare lo Stato italiano per circa 100 milioni di euro.
Il presidente del Tribunale, Giovanna di Rosa, ha riconosciuto la disponibilità a collaborare di Riva, nonostante la sua perdurante “superficialità nel riconoscimento della responsabilità penale”, disponendo il provvedimento che mira alla “rieducazione del reo”. Riva, riporta il Corriere, oltre alla condanna ha anche subito la confisca dei beni per oltre 85 milioni di euro, ed è in attesa dell’accordo per il patteggiamento nel procedimento sulla bancarotta fraudolenta dell’Ilva. I pubblici ministeri Stefano Civardi e Mauro Clerici hanno già detto sì ad un analogo patteggiamento per suo zio Adriano Riva che, tramite un accordo transattivo, ha portato nelle casse dell’Ilva 1,3 miliardi di euro che saranno utilizzati nell’acciaieria di Taranto per le operazioni di bonifica e tutela ambientale. (Tiscali.it)
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