TARANTO – In piazza Maria Immacolata va in scena il gemellaggio tra Napoli e Taranto, due realtà con tanti tratti in comune. Sul palco Luigi de Magistris, sindaco della città partenopea e tra i fondatori del movimento politico DemA, che sostiene il candidato sindaco Vincenzo Fornaro. Con loro anche una vecchia conoscenza degli ambientalisti ionici: Angelo Bonelli, coordinatore esecutivo dei Verdi, in passato candidato per la stessa carica. Le sue parole infiammano una platea entusiasta prendendo di mira i principali competitor di queste elezioni. La prima bordata è rivolta a Rinaldo Melucci, candidato sindaco del Pd, “un partito che non ha la faccia di andare nelle piazze perché si vergogna”.
«Ha avuto l’ingenuità o la faccia tosta di dire che il governo ha sbagliato i tempi per annunciare la vendita dell’Ilva – attacca Bonelli – secondo questo ragionamento, se la vendita veniva annunciata dopo le elezioni andava bene. Ma perché dovete prendere in giro la città di Taranto? A casa dovete andare. Questa vendita non garantisce l’occupazione, l’ambiente e la salute, ma solo la speculazione finanziaria e l’immunità penale ai compratori. E’ un affronto che va respinto».
Altra stoccata al candidato sindaco Stefania Baldassari, che mette insieme varie liste dell’area di centro-destra. Contro di lei l’accusa di aver portato a temine la più grande operazione di “riciclaggio politico” mettendo insieme personaggi di estrema sinistra e di destra, “un brodo fatto di persone che hanno votato le peggiori nefandezze, tenute insieme solo dalla gestione del potere. Il nostro Vincenzo Fornaro rappresenta, invece, la purezza di questa città. Basta vederlo per rendersene conto”.
Poi tocca al candidato sindaco. Fornaro si toglie subito un sassolino dalla scarpa: «I nostri competitor hanno capito che stiamo crescendo e hanno cominciato a buttare fango contro di noi dicendo che stiamo cambiando idea. La verità è che sull’Ilva siamo sempre stati chiari – evidenzia – è da dieci anni che scendiamo in piazza per dire la stessa cosa: quello stabilimento va chiuso subito e non tra vent’anni. Noi abbiamo già in mente come dovrà essere la Taranto del futuro: una città totalmente slegata dalla monocultura dell’acciaio. Dobbiamo seguire l’esempio di altre realtà estere ed italiane, come Torino che dopo essersi slegata dalla Fiat è rinata. Una volta chiusa l’Ilva, potremo ripartire immediatamente puntando sulle nostre bellezze. Ci batteremo per far rimanere i nostri ragazzi a Taranto chiedendo all’Università il potenziamento dei corsi dei laurea. Questa città può vivere della sua storia e di cultura».
Da de Magistris arriva soprattutto un suggerimento: seguire l’esempio della sua Napoli. «Bisogna mettere insieme questi elementi: rottura del sistema, rivoluzione, radicalità e affidabilità di governo – spiega – noi abbiamo spezzato le ecomafie, abbiamo rotto il rapporto tra mafia e politica e abbiamo impedito le infiltrazioni nelle gare d’appalto. Oggi, a Palazzo San Giacomo, comanda la gente come voi, non la camorra». Poi, invita a non temere i poteri forti: «Il vero potere forte siete voi. E’ importante che la gente si riappropri dei territori, del mare e della cultura».
Inevitabile il confronto con l’esperienza di Bagnoli, dove l’Italsider è un capitolo ormai chiuso da tanti anni: «Si potrebbero impiegare migliaia di persone per le bonifiche e per un grande progetto di rigenerazione urbana – spiega de Magistris – A Napoli tanta gente si è ammalata di amianto e la politica non si è costituita nemmeno parte civile. Da quando ci siamo insediati noi – ha aggiunto – è cambiata la rotta, perché con l’ordinanza che ho fatto ‘chi inquina paga’ abbiamo giuridicamente costretto il governo finalmente a mettere risorse per la bonifica». Infine, un appello a credere fino in fondo al sogno di una Taranto diversa: «A Napoli ci siamo riusciti. Perché non dovreste farcela anche voi?».
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