E’ attesa per venerdì 9 giugno la sentenza della sezione distaccata di Taranto della Corte d’appello di Lecce, del processo penale di secondo grado per la morte di 28 operai del siderurgico di Taranto che secondo l’accusa lavorarono a contatto con l’amianto ed altre sostanze pericolose subendo gravi danni alla salute sino a determinarne il decesso, tra questi 18 i casi di mesotelioma, il tumore di certezza causato dall’amianto.
La Corte di Appello dovrà decidere sull’atto di accusa per omicidio colposo, cooperazione in omissione colposa di cautele o difese contro gli infortuni sul lavoro e disastro ambientale. Nel procedimento di primo grado il Giudice monocratico aveva condannato, con pene sino a nove anni e mezzo, 27 ex dirigenti dell’acciaieria riconoscendo il nesso di causalità tra le morti e l’esposizione all’amianto.
Contramianto e altri rischi Onlus, parte civile nel processo, assistita dall’avv. Ezio Bonanni e dall’avv. Cataldo Fornari sarà presente in aula con il presidente Luciano Carleo per sostenere i diritti degli esposti vittime dell’amianto e dei loro famigliari, un percorso di giustizia per affermare i principi costituzionali di diritto alla salute e tutela dell’ambiente e del lavoro.
Nel processo penale in corso, iniziato a giugno 2012 con due distinti procedimenti successivamente riunificati e dopo la condanna di primo grado degli ex dirigenti del siderurgico, si dovrà nuovamente decidere con la sentenza di Appello sulle cause e responsabilità per quelle morti da mesotelioma e cancro polmonare di lavoratori che hanno svolto varie mansioni presso il siderurgico nel periodo Italsider – ILVA; il periodo interessa quarant’anni di attività svolte dalla fine degli anni sessanta agli inizi del 2000.
Nel corso del processo sono stati ascoltati testimoni e consulenti che hanno riferito in merito alla presenza di amianto all’interno del siderurgico e sulle modalità delle lavorazioni e sui possibili danni anche mortali. Secondo alcune testimonianze l’amianto era utilizzato per le coibentazioni sino agli inizi degli anni 90 e tali evidenze confermano la sua possibile diffusione all’interno della fabbrica anche nel decennio successivo.
I lavoratori hanno raccontato dell’amianto e della polvere e di come tutti potrebbero aver respirato quelle fibre cancerogene. Nel corso delle udienze e secondo quanto riferito l’amianto era presente in tutto lo stabilimento e i manutentori che intervenivano per le riparazioni erano a stretto contatto con i rivestimenti coibentati e non era inusuale rimuovere il tessuto di asbesto tagliandolo con le forbici o strappandolo con le mani. L’amianto era nei Reparti e nei tunnel, era nei pannelli e nei i cavi elettrici.
Per quanto riferito l’amianto era ancora presente all’interno dell’ILVA nel 2001 e successivamente la stessa azienda si prese altri due anni di tempo per rivedere le mappature dell’amianto perchè in molti posti l’amianto c’era ma non si sapeva, una situazione ancora oggi irrisolta se si pensa ai recenti ritrovamenti di amianto friabile nel forno del Reparto Treno lamiere e che ripropone la questione di un monitoraggio costante delle polveri di amianto nelle aree dello Stabilimento e della sorveglianza sanitaria degli operai potenzialmente esposti all’amianto.
A partire dal 1997 e negli anni successivi sono state 4000 le tonnellate di amianto rimosse dall’ILVA a conferma di una diffusa presenza di amianto negli impianti siderurgici di Taranto con le polveri killer che hanno continuato ad agire incontrastate per anni. Nel triennio 2013-2015 sono state effettuate bonifiche per oltre 1700 Tonnellate di amianto, la gran parte friabile e 3800 le tonnellate di amianto risulterebbero ancora presenti negli impianti.
Quindi il quadro complessivo che emerge dalle condizioni di lavoro nel Siderurgico di Taranto è quello di decenni di possibili esposizioni ad amianto e sostanze nocive con livelli di inquinamento significativi dove era probabile il rischio per i lavoratori di contrarre malattie professionali asbesto-correlate legate principalmente all’apparato respiratorio e tumorali, con un alto rischio di sviluppare il mesotelioma.
Nell’ultimo decennio sono state almeno 234 le denunce di malattie amianto correlate ( asbestosi, neoplasie e pleuropatie ) di lavoratori ILVA di Taranto, ma questo potrebbe essere un dato sottostimato in relazione ai possibili livelli di esposizione ultradecennale all’amianto nella fabbrica. Dei 34000 esposti all’amianto a Taranto la parte più consistente riguarda lavoratori della siderurgia, mentre sono quasi mille le malattie professionali INAIL denunciate a Taranto nel periodo 2003 – 2009 e legate all’amianto, polveri e altri cancerogeni, con 360 casi di cancro polmonare e mesotelioma, 85 tumori della vescica, 316 broncopatie, 201 asbestosi.
Il Registro Nazionale Mesotelioma COR Puglia ha registrato nella sola Siderurgia/Metallurgia/
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