Ilva, Usb: ArcelorMittal non è la soluzione per Taranto
Il ministro Calenda ha comunicato oggi, durante l’incontro con i sindacati, che entro il 5 giugno il governo scioglierà ogni riserva sull’offerta avanzata da ArcelorMittal per rilevare il gruppo Ilva.
“Per l’USB, il piano industriale presentato dal colosso mondiale dell’acciaio, non rappresenta il rilancio produttivo né tantomeno garantisce la realizzazione delle opere di ambientalizzazione e risanamento, come testimonia drammaticamente lo stabilimento di Zenica in Bosnia centrale acquisito da ArcelorMittal nel 2004 e mai adeguato agli standard minimi ambientali, nonostante gli impegni formali assunti – afferma Sergio Bellavita, USB nazionale -. Un paese avvelenato dai fumi dell’acciaieria in cui le autorità invitano i cittadini a non esporsi alle emissioni nocive, come peraltro accade a Taranto”.
I quasi 6000 esuberi annunciati, le incongruenze produttive e il ricorso incrementale a semilavorati, provenienti da altri stabilimenti, rischiano di determinare il triste epilogo della siderurgia in Italia. ArcelorMittal – secondo Usb – non è la soluzione quindi. Il governo si assume così la responsabilità, pur di evitare un intervento diretto dello stato , di mettere a rischio un settore decisivo dell’economia nazionale. L’USB denuncia “la gravità di questa scelta che, ancora una volta, scarica su lavoratori e cittadini, unici incolpevoli, le conseguenze di anni di ruberie e sciacallaggio. Decideremo insieme ai lavoratori le forme della necessaria mobilitazione”.
“Lunedì ci sarà un nuovo consiglio di fabbrica unitario mattino – dichiara Franco Rizzo coordinatore provinciale USB Taranto – per programmare le assemblee che si svolgeranno a breve e le future iniziative da mettere in campo. Il piano di Mittal, così come ci è stato presentato, appare confusionario e contraddittorio e lascia trasparire la volontà di ridimensionare lo stabilimento Ilva di Taranto a un centro servizi. Inoltre -continua Rizzo -ci saremmo aspettati un forte segnale sulla questione salute-ambiente e invece i segnali sono stati molto deboli. Quasi che salute e ambiente non facessero parte di questa partita. Riteniamo che il piano sia incompatibile con quella che è la vera esigenza di Taranto”.