Ilva, demA Taranto: diventiamo artefici del cambiamento
«Ha il suono di una sentenza: 6000 esuberi. Questo è il numero degli operai che perderanno il lavoro con l’insediamento della cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia.
Ma oggi per loro non ci sono striscioni plastificati e pranzi al sacco offerti dall’azienda per bloccare la città, così come non c’è più la vecchia storia del ricatto occupazionale, oppure l’annoso enigma tra salute e lavoro». E’ quanto si legge in una nota stampa della lista demA Taranto, a sostegno della candidatura a sindaco di Vincenzo Fornaro. Di seguito il testo integrale.
“Per i dipendenti Ilva e dell’indotto, c’è solo il rumore assordante del cancello che si chiuderà alle spalle di questi uomini e delle loro famiglie, narcotizzati per anni dai decreti salva-Ilva e dal miraggio dell’ambientalizzazione. Già, ambientalizzazione, un neologismo fantasioso, nato per dare a lavoratori e cittadini l’illusione di poter conciliare la salute e il lavoro, spesso abusato dalla vecchia politica per salvare le poltrone, a livello locale e nazionale. L’ambientalizzazione dell’Ilva, ormai lo sappiamo tutti – ma c’è ancora chi spera che qualcuno ci caschi – esiste solo a parole, data l’impossibilità di attuare il progetto. Sapevamo da anni che sarebbe accaduto e lo abbiamo denunciato. Per questo siamo stati accusati di catastrofismo. Quella che ieri era solo una nostra ipotesi, oggi è una drammatica realtà.
Operai usati per cucire addosso all’Ilva un vestito nuovo, per renderla appetibile ai nuovi acquirenti fino all’impunità, per poi essere buttati fuori senza preoccupazione alcuna.
E mentre il movimento ecologista, civico e ambientalista promuoveva un piano per Taranto di riconversione economica, per uscire dalla morsa dell’acciaio, per evitare la tragedia sociale e salvaguardare la salute, la città si divideva, una città che diventava nemica di se stessa. Tra chi lavorava dentro, e qualche volta moriva dentro, e chi restava fuori per ammalarsi fuori.
Taranto ha perso, qualunque partita vogliate vedere. Ha perso in termini di tutela del lavoro, dell’ambiente, della salute e della vita stessa, con la complicità dell’intera classe politica. E, mentre scriviamo queste parole, da un lato c’è chi lotta per il lavoro, dall’altro l’ennesima bara bianca solca la navata di una chiesa. Ed è inaccettabile, da qualsiasi prospettiva la si guardi. Pretendiamo il cambiamento, diventiamo artefici del cambiamento. Insieme possiamo essere protagonisti di una nuova Taranto”.