Ilva, ricorso alla Corte europea dei diritti umani: nuova proroga al governo

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«Il Governo chiede una proroga alla Corte di Strasburgo per rispondere alle nostre controrepliche». Lo rende noto la prof.ssa Lina Ambrogi Melle che aggiunge: «Lo studio  Saccucci & partners  di Roma, che ci rappresenta alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo nel ricorso collettivo promosso da me contro lo Stato italiano per violazione dei diritti fondamentali alla vita, alla salute ed alla vita familiare dei tarantini, ha ricevuto oggi una lettera dalla Corte europea con cui ci comunicano che il  Governo italiano non ha rispettato il termine concesso del 24 maggio 2017 per le controrepliche alle nostre osservazioni (da noi depositate entro i termini previsti lo scorso 14 febbraio 2017).

La Corte di Strasburgo ha concesso così al Governo una proroga – al 21.06.2017 – per la presentazione delle osservazioni integrative in risposta alle controrepliche delle Parti. Come temevamo, Il Governo italiano continua a non rispettare i tempi concessi dalla Corte di Strasburgo e a chiedere proroghe, che comunque vengono concesse in termini brevi, data la priorità concessa al nostro caso il 2 febbraio 2016 in quanto la Corte ha riconosciuto il pericolo  cui siamo sottoposti con le  leggi salva Ilva.

Noi tarantini ormai riponiamo ogni nostra speranza di giustizia in questo ricorso presso un Tribunale internazionale in quanto l’attuale legislazione italiana ha ormai “ammanettato“ la Magistratura regalando persino l’immunità penale ed amministrativa ai commissari ed ai nuovi acquirenti Ilva. Questo significa dare quella “licenza d’inquinare ed uccidere” che chiedeva nel 2014 nella sua precedente proposta di acquisto dell’Ilva il signor Mittal, ovvero il più accreditato oggi tra i possibili acquirenti dell’Ilva.

A Taranto si continua a giocare con le nostre vite e la realizzazione del Piano Ambientale sembra aver subito un altro rinvio al 2023. Ma le prescrizioni dell’AIA non avrebbero dovuto essere realizzate rigorosamente entro il 2015, secondo i dettami della Corte Costituzionale che, faticosamente, aveva dichiarato legittima una strana legge, la 231/2012 che restituiva la facoltà d’uso ad impianti sequestrati dalla Magistratura perché “causano malattie e morti”?

Noi tarantini non possiamo continuare ad ammalarci ed a morire per i veleni industriali ufficialmente riconosciuti dagli studi epidemiologici e dai dati del Registro tumori. L’Istat recentemente ha estratto dai report della  LILT di Lecce dati agghiaccianti per Taranto: 1500 morti di tumori all’anno. Come può il Governo italiano rimanere indifferente difronte a questo genocidio? – conclude la Melle – In ogni caso  questo è l’ultimo atto scritto presso la Corte di Strasburgo , a seguito del quale si andrà a sentenza, una sentenza che noi tarantini attendiamo con grande speranza”.

 

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