TARANTO – “A GRAVAME – Maria e le Madri di Tamburi’: è questo il titolo del docufilm prodotto dalla Peter Rippl Filmproduktion di Francoforte sul Meno/Germani che sarà presentato mercoledì 23 maggio, alle 19.30, al cinema Bellarmino. La proiezione sarà accompagnata da un dibattito. Il docufilm è stato premiato come miglior lungometraggio al Lichter Filmfest International 2017.
È stato in particolare elogiato per il montaggio preciso e analitico, per l’eleganza e la sobrietà delle riprese, per la colonna sonora e per l’impiego di musica originale, che supporta la scena non con le immagini, ma creando una potente cornice per il film. Il film crea una grande empatia per e con le persone ritratte (M. Popp), che non sono semplicemente comparse in una storia, ma neanche protagoniste: tutti hanno spazio per svilupparsi come esseri umani.
Il Neorealismo è soprattutto un concetto morale, come Roland Barthes scrisse una volta, che rappresenta esattamente come realtà ciò che la società borghese si preoccupa di nascondere. Il Neorealismo non è un pastiche, ma il tentativo di riprendere un vero e proprio stile narrativo. Ciò che appare laconico, è realistico nel senso più profondo; la complessità è ridotta in frammenti; nella migliore delle ipotesi, dove il grande è riconoscibile per intero nel piccolo, perché così funziona la nostra percezione.
I fatti possono essere connessi dagli spettatori ad un contesto logico ed emotivo. Non nel senso che la storia si risolve nelle contraddizioni, bensì nei suoi molteplici livelli. Solo attraverso le sue molteplici facce, il soggetto ottiene la sua “veridicità sconcertante” (Bazin). Perché dietro queste immagini “c’è la lotta del popolo contro lo sfruttamento economico.”
Nel film si parla della fine della società industriale, del capitalismo 1.0. Mostra un pezzo di storia europea attraverso l’esempio di un’acciaieria. Un tempo l’acciaio era davvero il simbolo della crescita economica dell’Europa. Oggi i problemi del mondo globalizzato si concentrano nell’industria siderurgica europea. A Taranto, una grande città commerciale molto importante dell’Italia meridionale, si trova uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa. La privatizzazione della società, un tempo di proprietà dello Stato, ha realizzato il contrario dei miglioramenti annunciati. La situazione dei lavoratori è peggiorata e i nuovi proprietari hanno ignorato gli enormi problemi ambientali.
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