Una foresta estesa per circa 20.000 km2, cioè grande quanto l’intera Puglia, sarebbe necessaria per fissare tutto il carbonio della CO2 prodotta dalle industrie della sola città di Taranto. Praticamente dovrebbe esistere un pezzo di foresta Amazzonica che oltre le nostre industrie non contenesse città, automobili, porti, aerei e quant’altro incidesse sulla produzione di gas serra.
Se in Italia la produzione media per abitante è di circa 7 t eq di CO2, a Taranto siamo ad oltre dieci volte la media nazionale, considerando la sola attività delle grandi industrie.
In attuazione degli accordi del Protocollo di Kyoto del 1997, l’Unione Europea si è data dal 2005 delle regole per contenere e ridurre (obiettivo -40% nel 2030) le quantità di gas serra prodotte dai 28 Stati che aderiscono.
I gas serra sono i principali responsabili del cambiamento climatico del pianeta Terra, agendo come uno scudo in grado di essere sì attraversato dai raggi solari, ma di trattenere invece l’infrarosso emesso dalla Terra e quindi anche il calore. I principali gas serra di cui si cerca di limitare la produzione sono: il biossido di carbonio (CO2), il protossido di azoto (N2O), i perfluorocarburi (PFC).
Ogni anno l’UE distribuisce (gratuitamente o tramite un complesso sistema di aste) ai vari Paesi che la compongono le quote di emissioni utili a mantenere livelli ottimali di produzione industriale ed energetica. L’assegnazione di quote (1 quota=1t eq CO2) che transitano attraverso il Sistema per lo Scambio di Quote di Emissione (ETS UE) rappresenta circa il 45% rispetto alla produzione effettiva di gas serra che avviene nei 28 Paesi aderenti all’UE.
Ogni Paese, provvede annualmente a distribuire alle grandi industrie, alle centrali elettriche, ai gestori di trasporto aereo, le quote necessarie al proprio fabbisogno, riducendone la quantità di circa il 2% l’anno, in modo da rispettare gli accordi di contenimento delle emissioni sottoscritti a Kyoto e nelle successive Conferenze internazionali sul clima.
Miglioramento tecnologico ed efficientamento energetico sono i principali mezzi per ottimizzare i processi produttivi e ridurre le emissioni di gas serra. L’UE, attingendo agli stessi fondi ottenuti attraverso il sistema delle aste (ETS), mette a disposizione fondi agevolati utilizzabili dalle industrie per l’innovazione e la modernizzazione degli impianti.
Nell’ultima Relazione della Commissione Europea che si occupa del Funzionamento del Mercato del Carbonio, si legge: “Il nuovo quadro (ETS n.d.r.) si basa su principi di equità, solidarietà, efficacia dei costi ed integrità ambientale. Un funzionamento del mercato europeo del carbonio migliore e più forte può contribuire significativamente alla transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio, più sicura dal punto di vista energetico, in Europa.”
In Europa, circa 11.000 attività produttive (impianti industriali e centrali elettriche) e 250 compagnie aeree aderiscono all’ETS. Una parte degli impianti produttivi (soprattutto manifatturieri) beneficiano dell’assegnazione gratuita delle quote di emissioni consentite e questo per evitare il fenomeno del carbon leakage e cioè la delocalizzazione delle attività industriali in aree del Pianeta economicamente più remunerative.
Il fossile resta il combustibile di gran lunga più utilizzato e anche quello meno costoso per le industrie. In crescita in UE l’uso delle biomasse (2000 impianti) che contribuiscono a formare il 7% delle emissioni di gas serra. In Italia si stima (dati Ministero Ambiente 2013) una produzione di circa 440 milioni di t eq di CO2 che, divise per i circa 60 milioni di abitanti del nostro Paese, fanno circa 7 t eq a testa.
Il manifatturiero da solo produce circa 50 milioni di t eq di CO2 e la siderurgia ionica, con i suoi oltre 13.200.000 di t eq, contribuisce per oltre 1/5 dell’intero settore. Se consideriamo anche le altre industrie della nostra città, possiamo ben dire che Taranto è senza dubbio la città in Italia e forse in Europa che produce la maggior quantità di gas serra, contribuendo non poco al surriscaldamento del nostro Pianeta.
Eminenti economisti e statisti sostengono che il Pil e quindi la produzione sia un parametro strettamente correlato alla produzione di gas serra. In pratica, al netto delle migliorie tecnologiche, maggiore produzione comporta maggiori emissioni. Ebbene, a Taranto, con emissioni di gas serra pro capite dieci volte superi alla media nazionale, dovremmo, se valesse davvero questo principio, essere tutti straricchi. Ma così non è. Meditate gente, meditate…
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