«Siamo davanti a due mesi importanti per l’Ilva, per la città, per il processo ILVA
noi partiamo da questo giudizio». Lo dice lo Slai Cobas in una nota stampa in cui si legge: «Tutti lavorano alla svendita della fabbrica con taglio dell’occupazione; chi dice il contrario è un bugiardo e un venduto; sulle bonifiche parole, ma niente fatti nei quartieri inquinati, al cimitero San Brunone. Temiamo che i soldi dello Stato siano spartiti ma senza risultati tangibili. Non c’è nessuna misura di emergenza sanitaria per tumori, malattie professionali. Situazione che si paga con un carico di morti e malati in ogni famiglia. Esiste al processo un tentativo di allungare, affossare e annacquare il maxi processo per salvare gli imputati responsabili con la penalizzazione delle parti civili e la giustizia negata ai lavoratori, ai familiari, alla città. A fronte di questo, che si fa in fabbrica? Poco o Nulla! Operai fermi, in attesa, e commissari e sindacati interni tutti impegnati su questioni spicciole per far vedere che fanno qualcosa senza disturbare il manovratore. La strada è un’altra ed è inevitabile: la lotta in fabbrica autorganizzata».
Di questi temi si parlerà giovedì 4 maggio nella sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe, in via Rintone 22, dalle ore 17.30. Altri appuntamenti sono fissati per martedì 9 maggio, alle ore 10, davanti al tribunale dove è prevista la nuova udienza del processo e alle ore 18, sempre in sede.