Ilva, Fiom Cgil: ancora ritardi sul processo di risanamento ambientale

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Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa a firma di Francesco Brigati (segreteria provinciale della Fiom Cgil di Taranto).

A seguito della presentazione delle offerte vincolanti dalle due cordate, per l’aggiudicazione del bando di vendita di Ilva, e della valutazione economica effettuata da parte della advisor Leonardo, si attende il parere definitivo dei Commissari sulla base dei criteri prefissati dal bando. La valutazione delle due offerte, da parte dei Commissari, sarà effettuata mediante l’attribuzione di un punteggio così ripartito:

50% prezzo d’acquisto

15% piano ambientale

15% piano occupazionale

15 % piano industriale

5% compensazioni pubbliche.

I piani industriali e ambientali, per il rilancio dello stabilimento siderurgico, dovrebbero essere illustrati ai sindacati entro il mese di maggio. In queste settimane le due cordate, AcciaItalia e Am InvestCo Italy, hanno rilasciato innumerevoli dichiarazioni a mezzo stampa, annunciando interventi importanti per il processo di risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico, con l’introduzione di innovazioni tecnologiche che dovrebbero ridurre drasticamente l’impatto ambientale.

Siamo di fronte, secondo quanto dichiarato dalle due cordate, a due piani industriali con prospettive diverse: da un lato Am InvesteCo Italy che cambierebbe ben poco rispetto all’attuale ciclo produttivo, dall’altra parte AcciaItalia che vorrebbe introdurre il modello “ibrido”, già previsto nel piano Bondi, ovvero il mix tra ciclo integrale e forni elettrici con l’utilizzo del preridotto.

In questi mesi abbiamo quindi assistito a tanti proclami da parte delle due cordate in gara per l’acquisizione di Ilva ma, allo stato attuale, i piani ambientali e industriali rimangono top secret. I piani ambientali delle due cordate hanno recepito le osservazioni del comitato degli esperti e dal 13 novembre sarebbero dovuti essere disponibili anche alle organizzazioni sindacali per valutarne le scelte aziendali in termini di ambientalizzazione.  È pertanto evidente che i piani ambientali non subiranno nessuna variazione, se non quelle già indicate dai tre esperti nominati dal governo.

Tale situazione di fatto ha procurato ulteriori rinvii rispetto ad importanti interventi di risanamento ambientale in Ilva che, al momento, risultano essere fermi. I lavori previsti dall’autorizzazione integrata ambientale sono pertanto, in attesa del completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva, ormai sospesi da tempo. I vincitori avranno, infatti, dal momento dell’aggiudicazione, 30 giorni per presentare il piano ambientale e richiedere la nuova Aia che sarà prescritta con il relativo DPCM.

L’emergenza ambientale inoltre non può prescindere da una nuova valutazione del danno sanitario, considerando che nella valutazione effettuata in riferimento all’Autorizzazione Integrata Ambientale del 26 ottobre 2012, pur ottemperando a tutte le prescrizioni previste, ci sarebbero circa 12.000 residenti nei pressi della zona industriale esposti al rischio cancerogeno.  Tale rischio risulterebbe pertanto ancora non accettabile, elevatissimo e non sopportabile da una comunità sofferente che ha bisogno di avere certezze per il proprio futuro.

L’ipotesi di Am InvesteCo non stravolgerebbe di molto i rischi valutati all’interno della valutazione del danno sanitario del 2013, mentre nell’ipotesi di AcciaItalia avremmo un abbattimento di benzoapirene e diossina con l’utilizzo delle nuove tecnologie (impianti di prededuzione e forni elettrici) che però potrebbero introdurre, nel corso degli anni, nuovi ipotetici rischi cancerogeni al momento non valutati.

La Fiom Cgil ha più volte ribadito la necessità di elaborare una nuova valutazione del danno sanitario per accertare che, in relazione alle prescrizioni riportate nella nuova autorizzazione integrata ambientale realizzata sulla base del nuovo piano ambientale, ci sia una riduzione significativa del rischio cancerogeno a cui sono esposti i lavoratori e i cittadini residenti nella provincia di Taranto. La sfida per la Fiom Cgil, dal sequestro preventivo dell’area a caldo del 2012 ad oggi, è rimasta sempre la stessa: risanamento ambientale e piena occupazione per rilanciare da Taranto un nuovo modello di sviluppo sostenibile. 

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