La Ue ha aperto la seconda fase di una procedura di infrazione contro l’Italia per non aver adottato misure per contrastare l’inquinamento da biossido di azoto prodotto principalmente dal traffico automobilistico in 14 regioni. L’Italia rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia europea se entro due mesi non attuerà «azioni appropriate» per ridurre le emissioni di polveri sottili (Pm10) in trenta zone del Paese, tra cui la Puglia, dove sono stati superati i limiti giornalieri consentiti dalla normativa europea. In Italia il biossido di azoto è responsabile di circa 22mila morti premature all’anno. In Europa le morti premature sono circa 400mila all’anno.
“Ancora una volta – ha commentato l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini – il ministro Galletti dimostra la sua inefficienza e incapacità. Si è insediato oltre tre anni fa e finora non ne ha indovinata una: Ilva, Tap, Terra dei fuochi, estrazioni petrolifere, discariche, inceneritori, depuratori. Ed ora l’allarme smog con il richiamo della Ue che potrebbe costare all’Italia fino ad un miliardo di euro di sanzioni, oltre alla più grave e drammatica ricaduta in termini di malattie respiratorie e perdite di vite umane.
Anche in questo caso – ha osservato Pedicini – Galletti sembra che viva nel paese delle meraviglie e si è difeso con i soliti annunci e proclami: faremo, verificheremo, ci attiveremo. Ma in questi anni dove è stato? Cosa ha fatto? Se per tre anni non ha fatto nulla, sarà pressoché impossibile che possa fare qualcosa nei due mesi di tempo che la Ue ha dato all’Italia per attuare le misure finora disattese.
Va anche detto – ha aggiunto Pedicini – che la Ue, da un lato richiama gli Stati membri inadempienti, ma dall’altro, solo pochi mesi fa, in occasione dell’approvazione della nuova direttiva che ha rimodulato i limiti delle sostanze inquinanti per il periodo 2020-2030, ha indebolito gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Quindi, è bene precisare – ha sottolineato l’eurodeputato del M5S – che le scelte del ministro Galletti, dei governi e delle istituzioni europee non sono improvvisate, ma nella gran parte dei casi mirano a difendere i petrolieri, le lobby degli inceneritori, oltre che le lobby del settore agricolo, infatti l’inquinamento da Pm10 in Italia è dovuto principalmente alle emissioni provocate dal consumo di energia, dal riscaldamento, dai trasporti, dall’industria e dall’agricoltura”.
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