Ilva, Ambrogi Melle: il governo Italiano deve rispondere alla Cedu entro il 24 maggio

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TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa della prof.ssa Lina Ambrogi Melle, promotrice del ricorso collettivo alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo contro lo Stato italiano per violazione dei diritti alla vita ed alla salute dei tarantini.

Lo studio  Saccucci Fares & partners  di Roma,  che ci rappresenta alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo nel ricorso collettivo promosso dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle contro lo Stato italiano per violazione dei diritti fondamentali alla vita, alla salute ed alla vita familiare dei tarantini, ha ricevuto oggi una lettera dalla Corte europea con cui ci comunicano che hanno dato al Governo termine entro il 24 maggio 2017 per le controrepliche alle nostre osservazioni (depositate entro i termini previsti lo scorso 14 febbraio 2017).

Ci auguriamo che il Governo questa volta rispetti i termini stabiliti dalla Corte di Strasburgo e non chieda delle proroghe come la volta scorsa,  facendoci perdere ben 6 mesi nonostante il carattere d’urgenza stabilito dalla Corte stessa per la situazione di pericolo cui sono essposti i tarantini  a causa delle 10 leggi salva Ilva che permettono tutt’ora una produzione con impianti  dell’area a caldo  cui la magistratura tolse la facoltà d’uso con un’ordinanza del 26 luglio 2012 perché causano malattie e morti.

I giudici della prima sezione della CEDU hanno  infatti accolto il 2 febbraio 2016 la domanda di trattazione prioritaria del nostro ricorso presentata dal prof. avv. Andrea Saccucci perchè hanno ritenuto che le questioni sollevate dai ricorrenti presentino profili di particolare importanza ed urgenza. Pertanto chiediamo al Governo italiano di rispondere nei tempi stabiliti dalla Corte onde permetterci di arrivare ad una sentenza nel più breve tempo possibile. I tarantini non possono più aspettare.

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