Bonifica mar Piccolo Taranto, Corbelli: necessario comprendere il male prima di debellarlo

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La bonifica del Mar Piccolo non è ancora partita, ma è stato fatto un imponente lavoro di ispezione, rilevamento, valutazione, monitoraggio delle fonti inquinanti del Mar Piccolo e presto sarà chiaro il percorso operativo che si intende adottare per procedere all’ azione di bonifica, ambientalizzazione del primo seno del bacino e delle sue sponde.

Nei giorni scorsi in un lungo incontro tra i mitilicoltori tarantini, le associazioni di categoria (Lega Pesca, AGCI Pesca, Unci Pesca), un’ampia rappresentanza di operatori e dirigenti di Confcommercio,   la commissaria alle bonifiche, Vera Corbelli, accompagnata dal suo staff tecnico,   ha illustrato -ampiamente supportata da mappe e slide-   il lavoro sin qui svolto dal suo team, i risultati passo dopo passo raggiunti, gli approfondimenti, gli esiti. Un lavoro capillare molto calato nello specifico   contesto ambientale, ma soprattutto   mirato ad individuare le fonti di contaminazione prima ancora che la cura.

 Mutatis mutandi,   Mar Piccolo è come il malato che non si può curare se non si comprende     la causa della malattia: “Noi – ha spiegato Corbelli- non vogliamo coprire il male, ma vogliamo debellarlo”.

Ecco allora che l’azione di rimozione e smaltimento dei materiali di natura antropica che giacciono sui fondali, compresi gli ordigni bellici, che inizierà in queste settimane, è si necessaria, ma non risolutiva. Certamente più appariscente rispetto ad esempio al lavoro di individuazione degli scarichi inquinanti, ne sono stati schedati 180, o agli interventi di individuazione delle fonti di contaminazione delle acque sotterranee e delle acque superficiali. Al termine di questo percorso – che si concluderà entro giugno- avremo un quadro ben chiaro della situazione e della cura da adottare.

Tranquillizza che si sia escluso a priori il capping e il dragaggio dei fondali e si auspica che si vogliano adottare cure che tengano conto della delicatezza del ecosistema; di fatto il trasloco temporaneo   di alcune specie di particolare interesse conservatoristico (3000 cavallucci marini) è garanzia di un approccio sistemico che va oltre l’emergenza o più semplicisticamente della gestione delle risorse economiche destinate alle bonifiche.

I mitilicoltori jonici hanno pagato sulla propria pelle le disastrose conseguenze per la categoria messa in ginocchio di decenni di scellerato inquinamento di un habitat unico nel suo genere, da alcuni anni i mitilicoltori hanno dovuto infatti abbandonare gli impianti del 1° seno del Mar Piccolo, la culla della mitilicoltura tarantina.

Al di la delle belle parole e della solidarietà, ne la politica e ne le istituzioni, sono state realmente capaci di dare certezze al settore e di dare supporto   alle tante famiglie che traggono sostentamento dalla mitilicoltura. Dunque, se c’è un mondo che più di altri nutre forti aspettative e che chiede che il Mar Piccolo venga al più presto riqualificato e bonificato è proprio quello dei mitilicoltori e delle attività della pesca, ben conscio che un’ azione di superficiale ripulitura mai e poi mai potrebbe restituire al Mar Piccolo vero benessere e salute. Ciò che invece è importante che quanto è stato fatto sin’ora (analisi, risultati e studi) venga utilizzato per avviare al più presto la bonifica con le metodologie che si andranno ad indicare, e che si dia continuità al percorso intrapreso non cambiando il regista alla cabina dei comandi, perché altrimenti – e allora si- punto e daccapo, si ricomincerebbe con un nuovo studio e un nuovo tavolo.

La continuità operativa, è invece necessaria anche per il raggiungimento di un altro obiettivo: non solo il pieno e veloce recupero del Mar Piccolo e il ritorno della produzione nel primo seno,   ma anche la valorizzazione e promozione della produzione tarantina. Obiettivo che richiede altri percorsi paralleli ad oggi non realizzati come ad esempio il piano delle coste o gli interventi ed investimenti a supporto del settore, e soprattutto un cambio di mentalità, un approccio culturale e politico diverso verso un settore che ha assoluta necessità di sostegno economico, strutturale (formazione, marketing, know how) ed infrastrutturale.

A Taranto, ad oggi, è mancata una figura che avesse le competenze e le conoscenze per svolgere un ruolo di intermediazione nella interlocuzione tecnica a livello regionale, alla dott. Corbelli potrebbe essere affidato tale compito. Auspichiamo naturalmente che, con senso di responsabilità, a fine giugno quando scadrà il mandato, la politica rinnovi la nomina di Vera Corbelli alla guida delle bonifiche. Occorre una persona competente, responsabile e affidabile.

CONFCOMMERCIO TARANTO 

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