Giovani e lavoro: a Taranto si è svolta una tavola rotonda sul ruolo delle associazioni
TARANTO – Quattro associazioni del territorio tarantino che operano nel sociale e un’impresa hanno deciso di fare rete e dialogare tra loro per promuovere iniziative che consentano ai giovani di costruirsi un futuro. C’è la convinzione che attraverso l’associazionismo, si possano creare le basi per la crescita educativa, culturale e formativa dei ragazzi, offrendo ai giovani una maggior consapevolezza delle proprie aspirazioni professionali e una maggiore attenzione al proprio progetto di vita.
Ad aprire i lavori, Jennifer Avakian, presidente dell’Associazione Casa Don Bosco, che ha presentato le attività svolte (sono state coinvolte anche le scuole) per rispondere ai bisogni del territorio e in particolare dei giovani. «L’intento è quello di offrire ai ragazzi non solo esperienze di volontariato, – ha precisato Jennifer Avakian- ma anche di orientamento al lavoro e di formazioni ad hoc che contribuiscano a creare nuove opportunità lavorative». L’appello ai giovani è quello di «non demoralizzarsi perche c’è una rete di persone che agisce a loro vantaggio dal punto di vista educativo ed occupazionale».
L’associazione Casa Don Bosco dal 2004 è affiliata ai “Salesiani per il Sociale”, un’associazione non profit che coordina il Servizio Civile Nazionale per l’accoglienza di giovani nei centri e nelle attività salesiane; progetta e attua interventi a favore dei minori e dei giovani, in particolare di coloro che si trovano in condizioni di emarginazione, disagio ed esclusione sociale. Don Pasquale Cristiani, intervenuto all’incontro in rappresentanza dell’associazione, ha ben descritto l’importanza per un giovane di far parte di un’organizzazione di volontariato.
«La vita associativa rientra nella progettualità. – ha spiegato- Credo sia una strategia importante: il giovane formato sente l’esigenza di conoscersi stando con i suoi coetanei. Dalla vita di gruppo possono emergere le risorse di ogni ragazzo che poi possono diventare opportunità di lavoro. Si possono mettere così a frutto, per qualcosa di grande, le competenze e le abilità che spesso non si conoscono».
Francesco Giuri, presidente dell’associazione Stella Marina nata nel 2007 per volontà di un gruppo di giovani di ispirazione salesiana, ha provato a fare il punto della situazione sulla capacità delle associazioni di essere parte integrante di un processo di inclusione lavorativa dei ragazzi.
«Come associazione vogliamo assumerci la reponsabilità di dare una possibilità ai giovani, di formarli. – ha spiegato Giuri- Abbiamo creato per questo una diversa modalità di accompagnamento: all’interno di percorsi della formazione professionale abbiamo sperimentato il simulavoro che consente ai giovani di immergersi nella gestione reale dell’attività che vogliono svolgere. A Paolo VI abbiamo realizzato un “Simul-salone di acconciature”. In questo modo i giovani sono stati chiamati ad una responsabilità operativa che ha portato ad una presa di coscienza della difficoltà di essere imprenditori e lavoratori. E siamo orgogliosi di dire che immediatamente dopo la formazione, le ragazze hanno aperto una propria attività».
A confrontarsi con le associazioni era presente anche una giovane realtà imprenditoriale, LWBProject Srl, nata da un’idea comune di un gruppo di giovani professionisti che vuole contribuire alla crescita del proprio territorio attraverso la propria esperienza, professionalità, competenza. Ad illustrare questa realtà c’era Federica Gruosso, socia fondatrice.
«Nel nostro progetto, c’è l’esperienza maturata dalle suore salesiane. La sigla LWB ha un duplice significato ovvero: Learn ( impara e cresci); Work ( lavora imparando); Be ( sii il meglio che puoi). Ma anche e Live With Bravery ovvero “Vivi con coraggio”. Ad un certo punto della mia vita, e delle persone con cui condivido questo sogno, perché per noi è un sogno, – ha spiegato- è nata l’esigenza di sfidarci e metterci in proprio per mettere in rete le idee e fornire gli strumenti che consentano di favorire lo sviluppo del territorio di Taranto». Federica Gruosso, prima ancora di essere imprenditrice è stata un’oratoriana. «Per me l’oratorio è stata una “casa che accoglie”. – ha detto- Ma è stato soprattutto un cortile dove ho incontrato le persone significative della mia vita, le persone che mi hanno ispirato, le persone con cui mi sono scontrata e che mi hanno permesso di crescere e sviluppare quel senso critico che mi porto ancora adesso. L’oratorio è stato anche una scuola che mi ha formata. Ho imparato a darmi degli obiettivi e a credere nelle mie idee: è importante credere nei sogni e trovare quel punto accessibile al bene che noi mettiamo in atto cercando nelle realtà quelle risorse su cui bisogna puntare per farle crescere, connettendo i nostri talenti». L’invito di Federica Gruosso è «di non smettere mai di credere nel coraggio di vivere con coraggio».
A chiudere i lavori è intervenuto Padre Nicola Preziuso, responsabile del Centro Educativo Murialdo (Cem). L’associazione è un centro di orientamento alla vita e al lavoro, attenta ai bisogni del territorio, con particolare riferimento all’ambito delle povertà legate al fenomeno della disoccupazione e/o inoccupazione vissuta dai giovani e dalle persone in condizione di svantaggio ( ex detenuti, disabili, ex tossicodipendenti).
Il Cem ha inventato un modello per chi sta ancora cercando la sua strada. Tramite la frequentazione di “spazi” o attività laboratoriali, ogni persona ha la possibilità di avvicinarsi ai luoghi di ricerca delle proprie attitudini e costruire relazioni tra persone, maestro e mentore. Chi scopre la sua aspirazione con Cem la può trasformare in idee imprenditoriali, come già è avvenuto per tanti giovani che si sono avvicinati al Centro Educativo Murialdo.
«Gli ostacoli – è il messaggio di Padre Nicola- sono quelle cose spaventose che vediamo ogni volta che distogliamo lo sguardo dalla nostra meta».