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Legambiente Taranto: quando la messa in sicurezza della Città Vecchia?

Siamo andati al Castello Aragonese per visitare la mostra dei progetti selezionati al concorso internazionale di idee per la riqualificazione della Città Vecchia, per prenderne visione e confrontarci con le proposte presentate.

Non possiamo non esplicitare la nostra delusione. Innanzitutto per trovarla abbiamo dovuto chiedere ove fosse al gentilissimo personale che regola l’ingresso al Castello:non c’è un cartello che la annunci, né dentro né fuori. La mostra è povera: consta solo di un video proiettato in continuo con le dichiarazioni dei vincitori del concorso, di tre pannelli dove vengono riprodotte alcune tavole progettuali e gli asbtract dei primi tre progetti classificati, di due schermi touch screen dove poter consultare abstract e alcune tavole dei venti progetti selezionati.

Peraltro la qualità di riproduzione non è elevatissima: sia sui pannelli che sulle tavole consultate dagli schermi le scritte con caratteri più minuti risultano a volte poco o affatto leggibili. Soprattutto si tratta di materiali tutti consultabili direttamente sul sito www.opentaranto.invitalia, senza nessuna aggiunta o approfondimento, senza ulteriori dettagli o disponibilità delle relazioni progettuali.

Ci sono idee, alcune interessanti, altre a nostro avviso meno o per nulla condivisibili; per tutte, però, per poterle valutare davvero e comprendere l’apporto che potrebbero dare alla riqualificazione della Città Vecchia, sono necessari maggiori elementi di valutazione e dettagli che invitiamo Invitalia a mettere a disposizione dei cittadini di Taranto, se davvero si vuol favorirne l’approfondimento e la  partecipazione alle scelte.

Sin da ora, però,  riproponiamo la stessa richiesta che avanziamo da mesi: a quando  la messa in sicurezza della Città Vecchia?  Noi la riteniamo una priorità assoluta, un intervento indispensabile per bloccare il degrado, evitare che ci siano altri crolli e che, con essi, altri pezzi della nostra identità vadano perduti. Torniamo perciò a chiedere che  risorse rivenienti dal Contratto Istituzionale di Sviluppo siano utilizzate da subito per questo scopo.

Non comprendiamo perchè si continui a non farlo, perchè questa opzione – che pure era stata avanzata e aveva riscosso consensi – sembri scomparsa. C’è forse chi preferisce attendere che i crolli facciano il lavoro sporco per poter poi prendere atto del disastro avvenuto e dare il via libera, con la edilizia di sostituzione, a nuove speculazioni? C’è qualche nuovo Attila , qualche emulatore del “ventennio”, che pensa sia meglio radere al suolo parti dell’Isola in modo da renderla terreno fertile per nuovi scempi come quello – più recente –  del tartarugaio? Continuiamo a pensare che abbia poco senso accalorarsi su scenari futuri se, qui e adesso, non ci preoccupiamo di mettere in salvo quello che è ancora in piedi. E’ questa la premessa per invogliare consistenti e necessari  investimenti privati lontani da logiche meramente speculative o di rapina: la città vecchia si recupera solo con l’integrazione sociale, promuovendo una diversificazione del suo tessuto vitale, dei suoi residenti, portando famiglie e giovani a sceglierla come il posto in cui vivere e, magari, lavorare.

Riteniamo perciò che si possa ancora partire dall’unico piano organico e strutturale in nostro possesso, il “Piano Blandino”,  che prevede la conservazione, il restauro ed il recupero del patrimonio edilizio,  procedendo al consolidamento di tutti gli edifici che presentino carattere di fragilità e rischio di crollo, ipotizzando una sistematica opera di impermeabilizzazione dei lastrici solari, al fine di evitare le continue infiltrazioni delle acque meteoriche nelle strutture sottostanti che portano al danneggiamento e successivamente al crollo dei fabbricati o di parte di essi.

Si può cominciare dalla parte bassa dell’Isola, dagli alloggi popolari, per proseguire in maniera organica e graduale attraverso i quattro pittaggi, Turipenne, Ponte, Baglio, S. Pietro,  che caratterizzano la configurazione urbanistica della Città Vecchia.
Pensiamo che occorra poi dare priorità alle  necessarie opere di urbanizzazione primaria (rete elettrica, rete idrica e fognante, gas, banda larga) e all’allocazione dei servizi essenziali, indispensabili per un  miglioramento delle condizioni di vita nell’Isola, oltre che alla valorizzazione e individuazione della corretta destinazione d’uso  dei Palazzi nobiliari, alla fruibilità dei siti di interesse artistico,  architettonico e archeologico.

Ogni ghetto è destinato a sgretolarsi e poi dissolversi. Senza un’inversione di tendenza rispetto al progressivo spopolamento e inaridimento delle basi sociali dell’Isola, senza la messa in sicurezza dell’unicum che la Città Vecchia rappresenta, non c’è alcuna possibilità di costruire un futuro rispettoso della nostra storia: è su questa base  che le idee progettuali selezionate per il concorso internazionale possono innestarsi creando valore, non solo economico, e contribuire alla rinascita dell’Isola.

Senza la messa in sicurezza c’è  solo la concreta prospettiva di una escalation di abbandoni e crolli che porti ad un deserto, civile e fisico:   ai candidati sindaco chiediamo di esprimersi su questa opzione in modo chiaro e netto, di far sapere alla città, con precisione e senza giri di parole, cosa ne pensano: sarà da qui che misureremo la loro idea di futuro del cuore di Taranto.

LEGAMBIENTE TARANTO

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