Tagli alla Sanità, il destino del cittadino pugliese: malato e beffato

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TARANTO – Sei pugliese e utilizzi un farmaco per il colesterolo o hai bisogno di un antibiotico di ultima generazione? Forse il tuo medico non potrà prescrivertelo e dovrai accontentarti di un prodotto a più basso costo. È la conseguenza delle ultime delibere che la Regione Puglia ha emesso in materia sanitaria.

Ormai si susseguono provvedimenti di ogni genere per contenere la spesa sanitaria e ogni Regione si comporta in modo differente dalle altre in deroga alle regole nazionali volute dagli enti preposti al controllo delle prescrizioni diagnostiche e farmaceutiche. Succede allora che un cittadino del Piemonte o del Trentino possa più facilmente ricevere una prescrizione di un farmaco particolarmente efficace per la prevenzione dell’infarto rispetto ad uno della Puglia o della Calabria.

Il contenimento della spesa per prestazioni sanitarie sembra essere divenuto ormai un obiettivo primario dei governatori delle Regioni che a loro volta trasferiscono tale “ansia da prestazione” ai vari direttori delle Asl che, rispondendo del loro operato direttamente al potere politico, si adeguano molto velocemente alle direttive regionali, subissando, in alcuni casi, i medici di famiglia di circolari atte al contenimento della spesa per prescrizioni. Di conseguenza, i medici di famiglia sono costretti ad una continua ed esasperata attenzione alle normative burocratiche per evitare sanzioni e richiami da parte dei dirigenti delle Asl.

Quello che era e dovrebbe restare l’unico è più importante ruolo del medico e cioè la cura del paziente, è sempre più difficile da perseguire. Il risparmio economico nel trattamento di una patologia diventa aspetto ormai non secondario di cui medici e strutture sanitarie sono obbligati a tenere conto. Tagli alle strutture ospedaliere, alla diagnostica, al farmaceutico, all’assistenza riducono sempre più le possibilità di cura dei cittadini e a pagare maggiormente sono le fasce deboli, impossibilitate a rivolgersi alla sanità privata o alle cure a pagamento.

La riduzione, pur minima, dell’aspettativa di vita che per la prima volta dall’ultima guerra si è avuta nel 2015 potrebbe essere legata alla riduzione della spesa destinata alla sanità. Nel rapporto Osservasalute si conferma un trend al ribasso per le risorse a disposizione della Sanità. Se nel 2010 si spendevano circa 112 miliardi di euro, nel 2014 siamo a 110 miliardi di euro.

Nel 2014 la spesa sanitaria pro capite in Italia è stata di circa 2.300 euro e questo ci colloca tra gli ultimi posti in Europa. I Paesi Bassi risultano quelli in cui si investe maggiormente in sanità (3.900 euro pro capite), seguiti da Austria e Germania (3600 euro). La media europea è di 2.900 euro di spesa pro capite.

La riduzione della spesa sanitaria si verifica soprattutto nelle Regioni che negli anni passati avevano accumulato i maggiori disavanzi economici senza che, per altro, questo avesse portato migliori offerte sanitarie ai cittadini. Spesso il deficit nella sanità derivava soprattutto da cattiva gestione, dispersione delle risorse e incapacità manageriale nella direzione delle asl. Maggiore spesa non portava cioè migliori cure. I tagli attuali si verificano quindi soprattutto nelle Regioni in cui la sanità era gestita male e alle carenze strutturali si sommano adesso le nuove misure di contenimento della spesa e a pagare è purtroppo il cittadino utente. Malato e beffato.

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