E’ emerso un dato allarmante sulla presenza di un particolare IPA, il naftalene, nelle urine delle donne di Taranto e Statte, a seguito del biomonitoraggio realizzato nell’ambito dello studio sulla correlazione tra endometriosi e determinati inquinanti ambientali, presentato a Roma il 7 Dicembre 2016 dall’ISS e dall’ASL di Taranto. Lo studio è stato presentato a dicembre e “commentato” a Taranto ben due mesi dopo, alla presenza delle donne interessate. Lo “scandalo” è scoppiato solo a febbraio.
La notizia non ci ha meravigliato più del sentire i dirigenti dell’ISS paarlare di Taranto e Roma come di città egualmente inquinate. Ma su certe affermazioni abbiamo già espresso il nostro pensiero. Visti i titoloni sui giornali che ne sono conseguiti e le affermazioni degli ultimi giorni sulle richieste alla Commissione Europea, ci teniamo a puntualizzare quanto segue.
Avremmo potuto inseguire le prime pagine dei giornali gridando allo scandalo perché quello studio è nato in seguito ad un esposto presentato in Procura dal nostro comitato, nelle prime pagine dello studio viene citato il contributo del Comitato Taranto LIDER. Perché non l’abbiamo fatto?
Semplicemente perché non è una novità e perché, se avessero analizzato i metalli pesanti o qualsiasi altro inquinante proveniente dalla zona industriale, il risultato non sarebbe stato molto diverso, salvo poi aggiungere che non c’è alcuna correlazione con l’insorgere dell’endometriosi, ma “soltanto” un eccesso di rischio contenuto.
Analizzare le donne inquinante per inquinante sarà certamente remunerativo per alcuni, oltre che importante per chi vive di ricerca scientifica, ma non porta a soluzioni, non dà informazioni tali da poter parlare di “prevenzione” o di “cause”. Ci siamo chieste: non è forse l’interazione del mix di inquinanti , tutti insieme, tutti cancerogeni e mutageni, con il nostro sistema immunitario, che andrebbe seriamente indagata? A cosa serve gridare allo scandalo per ogni singolo inquinante, se non a giustificare l’ennesimo finanziamento per l’ennesimo biomonitoraggio?
Basta. Noi crediamo che possa bastare. Crediamo che sia arrivato il momento di attuare la vera prevenzione: la chiusura delle fonti inquinanti. Siamo stanche di essere studiate come cavie. Per rinascere questa città ha bisogno di due cose: denaro contante per finanziare la nuova economia (e non biomonitoraggi!) e chiusura delle fonti inquinanti. Questo dobbiamo pretendere. Se continuiamo a gridare allo scandalo, ci ritroveremo a breve nuovi biomonitoraggi, utili solo a fingere interesse per la popolazione tarantina, per poi concludere minimizzando e facendo passare il messaggio che non siamo poi tanto diverse dalle altre città inquinate d’Italia.
Riteniamo molto più importante lottare per la realizzazione di un centro di riferimento per l’endometriosi a Taranto, città con il numero più alto di donne affette da endometriosi di tutta la Regione Puglia (vedi “Studio IESIT” realizzato da SC Statistica Epidemiologia ASL Taranto). La nostra lotta sarà finalizzata all’attuazione della legge n.40/2014 “Disposizioni per la tutela delle donne affette dall’endometriosi”, attraverso l’istituzione di un PDTA (Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale) che accompagni le donne dalla prima diagnosi, perché essa sia più precoce possibile oltre che alla promozione di attività e progetti finalizzati alla riconversione mentale ed economica del nostro territorio.
TARANTO LIDER
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